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Coll'impressario il roman senatore ebbe molte parole e molta pena per liberar Morgante, ché il signore ha una scritta peggior d'una catena. Il conte è pien dell'antico furore; colui non par che lo badasse appena, e disse: Piú non s'usano i bestiali; cantan le carte e sonvi i tribunali. Dal suo procurator corre volando.

come i Roman per l'essercito molto, l'anno del giubileo, su per lo ponte hanno a passar la gente modo colto, che da l'un lato tutti hanno la fronte verso 'l castello e vanno a Santo Pietro; da l'altra sponda vanno verso 'l monte. Di qua, di la`, su per lo sasso tetro vidi demon cornuti con gran ferze, che li battien crudelmente di retro.

Quiv’ era storïata l’alta gloria del roman principato, il cui valore mosse Gregorio a la sua gran vittoria; i’ dico di Traiano imperadore; e una vedovella li era al freno, di lagrime atteggiata e di dolore. Intorno a lui parea calcato e pieno di cavalieri, e l’aguglie ne l’oro sovr’ essi in vista al vento si movieno.

La mia conversïone, omè!, fu tarda; ma, come fatto fui roman pastore, così scopersi la vita bugiarda. Vidi che non s’acquetava il core, più salir potiesi in quella vita; per che di questa in me s’accese amore. Fino a quel punto misera e partita da Dio anima fui, del tutto avara; or, come vedi, qui ne son punita.

La tua fortuna tanto onor ti serba, che l’una parte e l’altra avranno fame di te; ma lungi fia dal becco l’erba. Faccian le bestie fiesolane strame di lor medesme, e non tocchin la pianta, s’alcuna surge ancora in lor letame, in cui riviva la sementa santa di que’ Roman che vi rimaser quando fu fatto il nido di malizia tanta».

E, poichè aveva ricevuto le sei ghinee, mentre non se ne aspettava che quattro, sentendosi di buon umore, pizzicò il mento di Hannah, chiuse il libro di «Roman Law», e andò a passare la giornata, con un amico, sul Tamigi. Hannah gettò il biglietto di visita nella secchia del carbone, e la cuoca all'indomani lo bruciò. Ecco tutto. Aprile portò alla bambina un piccolo dente.

Allor di mille accenti in se discordi S'innalza tuon, che tutta l'aria spezza, Tuono de' Turchi, ch'a pugnar concordi Essempio dan di sanguinosa asprezza. Ma tu grande Roman ben ti ricordi Nel risco fier, de la natìa fortezza, su quell'ore a sommo duol vicine Ti prese oblìo de le corone Orsine.

F. T. Marinetti: «Mafarka il futurista» romanzo, traduzione dal francese di Decio Cinti; «Mafarka le futuriste, roman africain». Ora voi come avete fatto la vostra requisitoria? In sintesi (non entro negli spiragli, nelle pieghe delle vostre argomentazioni), in sintesi, la vostra requisitoria è questa: a me piace o può piacere Mafarka il futurista. Ammetto anche il fine nobile, ma il fine non giustifica i mezzi. C'è la forma, è vero?, la forma che mi offende. Quando voi dite: membro, noi siamo collettivamente offesi; quando voi dite: culo, il nostro pudore è violato. Dante Alighieri dice culo, e Dante Alighieri si legge nelle scuole. Se non erro, il verso è: «Ed egli avea del cul fatto trombetta». Quando Dante Alighieri dice puttana, dice puttana, e non v'è nessuna offesa. È vero che certe scene le ha trattate con reticenza; ma le ha trattate anche con sincerit

Perfino il titolo italiano è infedele, perchè nel testo francese è scritto roman africain, e il lettore deve aspettarsi materia africana, costumi africani. In Africa non hanno i pudori che avete voi, sig. rappresentante del P. M., e gli africani, re o non re, tengono molte volte esposta quella cosa che si chiama membro virile, che voi, forse in omaggio al pudore, avete chiamato membro equino.

Tant'è, Morgante; stiam costanti e fissi, trapassiam della vita l'ultim'ore; e morendo co' nostri crocifissi, speriam trovar di vita migliore. Io dirò sempre: Ciò che scrissi, scrissi. E qui piangeva il roman senatore. Anche il gigante gli occhi imbambolava, seguendolo alla staffa, e singhiozzava. Lasciamgli andar verso Parigi.