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LIMERNO. Ah volto di tavolazzo, ubriaco che tu ti sei! presumi tu forse di tanta sufficienzia essere che tu poscia la sublimitade de la toscana lingua diminuire? MERLINO. Ah muso di giottone e forca che tu ti sei! ardisci tu dunque cotanto lodare lo stile petrarchesco e boccacciano, che la romana eloquenzia, non essendo da te nominata, da te riporti infamia?

OTTAV. E se pur v'ha chi me convincer possa d'infamia a schiette prove, io giá t'ho scelta, in mio pensier, Poppea; giudice sola te voglio. Il variar del cor gli affetti, tu sai qual sia delitto, e qual mercede a chi n'è rea si debba. Ma innocente io son, pur troppo, anco ai vostr'occhi. Or via, tu, che altera in tua virtú ti stai; tu, pur osi or sostener miei sguardi. NER. Che ardisci tu?

Alla Ferrata, lo rammentate, mi respingeste; per la via, ordinaste che non mi lasciassero trascorrere, e voi ve ne andaste lontano... come dunque aveva a fare io? Tu sempre ardisci avere ragione; io ti dico che tu potevi avvisarmi: chè se non partecipasti alla iniqua trama in cuore, almeno non desiderasti prevenirla. Continua...

So, che fuor me ne serra eternamente il sangue, ond'esco; e so, che in me tua immago, contaminata del sangue de' miei, loco trovar mai non dovria: ma forza di fato è questa. Or, se il fratello, il padre, da te svenati io non rimembro, ardisci tu a delitto il fratello e il padre appormi? NER. A delitto ti appongo Eucero vile... OTTAV. Eucero! a me?... NER. ; l'amator, che merti.

Odi tu gli urli atroci? Impeto tal non vidi io mai; di tanto meno affrontabil, che di gioja è figlio. Sceglier partito è forza. OTTAV. E dubbio fia? Nerone, a tor per ora ogni tumulto, ei t'è mestier l'uccidermi, o l'amarmi: l'uno, mai pur finger tu il potevi; l'altro brami, è gran tempo: osa tu dunque; svenami; ardisci: o se da ciò l'istante fausto or non è, temporeggiar momenti ben puoi.

ERASTO. Tu non mi ci corrai piú con le tue paroline; e la spada scoprirá la veritá, e giá mi vien la stizza passartela per lo petto. CINTIA. Piú tosto per lo ventre, acciò non resti al mondo seme di tanta ingratitudine! Ma poiché la volete meco, la torrò con voi assai volentieri. Ponete mano alla spada. ERASTO: Ancor ardisci, puttaccio, di provocarmi?

NER. Dimmi; tremavi quel , che tratto a necessaria morte il suo fratel cadeva? e il , che rea pronunziavi tu stesso la superba madre mia, che nemica erati fera, tremavi tu? SENECA Che ascolto io mai? l'infame giorno esecrando rimembrar tu ardisci?

PEDOLITRO. Anzi, ella dice esser quella che non è, e niega quella che sia; e ancora persevera nella bugia. CLERIA. Anzi, tu pur ardisci d'infamarmi, che sia serva d'un alloggiatore. PEDOLITRO. Non sei dunque Sofia? poveretta, perché inganni te stessa? CLERIA. Non piaccia a Dio che fussi Sofia, che tu dici, che sería serva d'altri e non figlia d'un gentil uomo. PEDOLITRO. Ancor credete a costei?

Sotto le spoglie del vile prezzolato, non mi riconoscete, fratel BuonvicinoDai patimenti, dal nuovo abito e dall'arte sfigurato, tardava Buonvicino a ravvisarlo; poi, come l'altro si nominò, anch'egli, con tono di meraviglia e di interrogazione, ripetè: Alpinolopoi ne strinse fra le mani il capo, e, Figliuol mio! tu qui? Come ardisci rimanere? Perchè cotesta divisa tu

Dove hai tu meco trattato mai? ERASTO. In camera e in letto. AMASIO. Tu non puoi esser gentiluomo persona onorata, poiché in sul viso e in presenza di mio padre senza sospetto alcuno ardisci dir cose che non fûr mai per imaginazione, con tanto pregiudizio dell'onor mio.