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Addio, Emilia, voi sarete sempre l'unico oggetto della mia tenerezza. Pensate qualche volta all'infelice Valancourt, almeno per compassione, se non per istima, giacchè cosa sarebbe per me il mondo intiero senza di voi e senza la vostra stima? Cara Emilia, addio per sempreLe baciò la mano, la guardò per l'ultima volta e fuggì precipitosamente.

Fermiamoci qui un momento. Il Payot se la piglia legittimamente contro questo tipo di studente che chiama sparpagliato; ma non pensa che la colpa non è tutta imputabile all'infelice. L'attivit

Il giovine innamorato non aveva faticato molto ad intendere che quella donna gli avrebbe fatto scorrere tutti i gradi del patimento. L'amore non era più una allegrezza, poichè non era più una speranza; era un dolore, uno spasimo, un'agonia prolungata. Pari all'infelice che trascinato dinanzi ai giudici del Sant'Uffizio vede tutto intorno minacciosamente disposti i più svariati strumenti di tortura, e il risolino asciutto dell'inquisitore sembra promettergli che neppure uno di quegli arnesi sar

Egli si rivolse con impeto e vide dietro a Maria, vestita a bruno, ancor pallida e sofferente, ma i cui occhi gettavano lampi, il cui fiero atteggiamento imponeva. Voi! esclamò il giovane balzando turbato in piedi. E perchè m'impedite di morir qui? Perchè invece di dare in tal modo un supremo segno d'amore all'infelice Adriana, disonorereste la sua memoria. Gabriele ebbe un brusco sussulto.

Ritornati al castello, Emilia si ritirò nella sua camera, ed il conte andò all'appartamento del nord. La porta n'era peranco chiusa. Il conte chiamò forte Lodovico, senza ricevere risposta. Sorpreso di tale silenzio, cominciò a temere non fosse accaduta qualche disgrazia all'infelice, o che la paura di qualche oggetto immaginario l'avesse fatto svenire.

Giunti, per una rimota stradetta, alla casa ch'era fuor del paese, un robusto campagnuolo, che portava il giubbone alla montanara, venne loro incontro; e di subito comprese la profferta pietosa che aveva fatto la sua donna. Mia buona e brava Stella!.... diss'egli; poi stese la mano all'infelice fuggiasco, col cuore amorevole e franco che gli parlava dal viso.

Qual trista notte nuziale fu quella!! Tutto il passato si schierò dinanzi all'infelice Elena con immagini spaventose. Tre giorni nuziali l'uno più funesto dell'altro: il primo marito ucciso che voleva essere vendicato,... il Lautrec che viveva, e ch'era potente e sdegnato.... il Palavicino dal quale tutto aveva sperato, e pel quale improvvisamente era gettata nella disperazione.

Se la fortuna avesse voluto cessare di esser nemica al povero Antonio, l'avrebbe menato a quel punto, e messolo naso a naso collo zio. Ma no, essa voleva proprio vederlo alla disperazione, e, per giuocare all'infelice pittore il più brutto tiro Che potesse, trasse fuor della bottega e postò sul passaggio del droghiere quella buona lana di messer Agapito.

Sua feritade accorta prevalse poscia; e il rio velen piombava all'infelice giovinetto in seno. Vana fu l'arte della madre; e il fio tosto ella stessa ne pagava. Allora di sangue in sangue errar vieppiú feroce Neron vedemmo. Ottavia or sola resta, freno a tal mostro; Ottavia, idol di Roma, e di Neron terrore. Ottavia togli; fa, ch'ei di te sia possessor tranquillo, sazio tosto il vedrai.

Colla turpe soddisfazione della sbirraglia quando giunse a ghermire la preda, si lanciarono tosto i soldati addosso all'infelice, la cui unica voce fu ancora, Mio povero Venturino!» e caricato di catene, lo gettarono nella stiva e seco il figliuolo; col