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Egli mi prese lentamente una mano e soggiunse: « Ora lo sa, nevvero, che ho un cuore? « Ero tutta commossa da quella prima stretta di mano. Lo guardai. Egli era bello in quel momento; ed il suo volto animato non aveva più nulla della freddezza abituale. Abbassai il capo, e non dissi nulla; ma avevo accennato di .

Soltanto sentivo velarmisi gli occhi d'un liquido tremolante, e poi grosse lagrime rigarmi le guancie e cadere nella tazza che avevo dinanzi. «Abbassai il velo ed uscii. Mi sentivo sola, perduta nel mondo; quella lettera aveva fatto il vuoto intorno a me e nel mio cuore.

Le mie mani sotto i semprevivi tremarono; abbassai il capo per invitarlo tacitamente a seguirmi ed anche per dirgli di . Avr

Abbassai gli occhi, piegai il capo: e, con la stessa tensione spasmodica che avrei provato nello strapparmi da una parte del corpo un lembo di carne viva, osai chiedere: Il nome di quell'uomo? La mia voce era tremante e roca, e faceva male a me medesimo. Alla domanda inaspettata, Giuliana trasalì; ma tacque.

Mio zio rimase sbalordito, la Rosa accorse al rumore, io abbassai il capo confuso e pentito della mia escandescenza. Cercai ogni argomento possibile per giustificare tale esaltazione, ma era troppo tardi. Mio zio aveva aperto gli occhi, e mi leggeva nel cuore; io non dovevo più sperare sulle sue prestazioni per farmi ritornare a Milano.

A farmi cadere dalle nuvole non ci voleva altro che il confuso pigolìo che saliva dal sottoposto cortile. Abbassai gli occhi e vidi l'Agata accoccolata che sminuzzava della polenta chiamando i polli. Alla sua voce il gallo, le galline, le chioccie e i pulcini accorrevano da tutte le parti saltellando, svolazzando e cantando, le saltavano d'intorno festosi, rubandosi i bocconi dalle mani.

Seduto in mezzo alle rovine, girai lo sguardo su quel verde reame di ombre, poi levai gli occhi verso la linea azzurra, tracciata nel cielo dalle montagne, su cui si distaccano gli scogli ciclopici di Norba ed il suo castello, e infine li abbassai di nuovo sulle paludi pontine e sul capo Circeo che superbo emergeva dal mare illuminato dal sole cadente.

E tanto fu manifesto il male che io le facevo guardandola, che di nuovo abbassai la fronte. Ripresi la mia attitudine. Ella stava ancora in piedi. Sedette. Seguì un intervallo di silenzio. Credi tu ella mi domandò, con una timidezza penosa credi tu che la colpa sia grave, quando l'anima non consente?

Accostai le persiane e abbassai le tende perchè anch'essa non fosse testimone delle torbide impure cose che la mia anima doveva esalare. Tolsi un foglio, e scrissi: «Stamane per la strada solitaria lungo il mare mi siete passata dinanzi rapida e tenebrosa. E il mio cuore s'è messo a battere, indovinando. Vi ho raggiunta mentre stavate per aprire il cancelletto del vostro giardino, e vi ho guardata in viso, la prima volta, curva in quell'atto, E voi, con uno sguardo dei vostri diabolici occhi, mi avete fulminato. E siete scappata via leggera come un uccello! E improvvisamente siete apparsa alla finestra, e mi avete fissato, ancora! Cosa avete voi in quei diabolici occhi? Come cera al sole io mi son sentito struggere, e mi son lasciato struggere. Poi me ne son venuto via col cuore gonfio d'una certezza calda, soave, inebbriante. E tutto quest'oggi mi son nutrito di questa certezza, ho vissuto di questa febbre di fiamma e di abisso. O bellissima tenebrosa! Perchè non mi gettate la parola che io sospiro delirando? La parola che mi far