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GIACOCO. Chiappino, ch'aggio avuto na mala cacavessa, e lo Celo sa quanti vernacchi me sono scappati, ca se non me ne appalorciava, bello me ne rappoleiavano; e forría nmano de turchi. E stava mirando sta casa! CAPPIO. Perché stavate mirando questa casa?

Quel che mi dispiace è che non siete una ladra sul serio. Sareste piú interessante. Ella è molto cortese. E, forse, rivedrò anche lei. Potrò venire a chiederle qualche consiglio? Le auguro di non averne bisogno. Sospetto che troppo tardi mi giunga l'augurio. In tal caso, a sua disposizione. Perfettamente. I miei ossequi. E dove stavate, invece, dove stavate?!

Accostai le persiane e abbassai le tende perchè anch'essa non fosse testimone delle torbide impure cose che la mia anima doveva esalare. Tolsi un foglio, e scrissi: «Stamane per la strada solitaria lungo il mare mi siete passata dinanzi rapida e tenebrosa. E il mio cuore s'è messo a battere, indovinando. Vi ho raggiunta mentre stavate per aprire il cancelletto del vostro giardino, e vi ho guardata in viso, la prima volta, curva in quell'atto, E voi, con uno sguardo dei vostri diabolici occhi, mi avete fulminato. E siete scappata via leggera come un uccello! E improvvisamente siete apparsa alla finestra, e mi avete fissato, ancora! Cosa avete voi in quei diabolici occhi? Come cera al sole io mi son sentito struggere, e mi son lasciato struggere. Poi me ne son venuto via col cuore gonfio d'una certezza calda, soave, inebbriante. E tutto quest'oggi mi son nutrito di questa certezza, ho vissuto di questa febbre di fiamma e di abisso. O bellissima tenebrosa! Perchè non mi gettate la parola che io sospiro delirando? La parola che mi far

O felicissimi, alla sera vi stavate alla spiaggia, seduti in disparte, su una sola panca, anche su un solo scannello, contemplando il mare, contemplando il cielo. Pegli. Sulla strada da Sestri a Pegli c'è un piazzaletto con quattro robine a ombrello, e in fondo un muro grigio, squallido e graffiato, con un'antaccia chiusa.

LECCARDO. E se stavate di fuori, eravate in un altro mondo e non in questo. MARTEBELLONIO. O sciagurato, io stava dove stava Atlante quando anch'egli teneva il mondo. LECCARDO. Ben bene, seguite l'abbattimento. MARTEBELLONIO.... Mona viva, sentendosi offesa ch'avessi dato aiuto al suo nemico, mi mirava in cagnesco con un aspetto assai torbido e aspro, e con ischernevoli parole mi beffeggiava.

TRINCA. Non dicevate cosí allora, che, se non conseguivate la vostra Cleria, volevate andar disperso per il mondo o ammazzarvi con le vostre mani, e mi stavate con le ginocchia in terra pregandomi; e or non vi ricordate, che con le mie astuzie vi ho posto a cavallo. ATTILIO. Anzi su un asino per esser scopato per tutto il mondo. TRINCA. Pacienza. ATTILIO. Orsú, che faremo per uscir di travaglio?

Mi ha detto che voi gli stavate molto in sul cuore, voi e la memoria della sventurata sua madre, alla quale promise di posporre la propria vita per salvar quella del figliuolo, per cui ella moriva di crepacuore. Mi assicurò dunque, che finchè fischieranno le palle delle colubrine e degli archibugi, egli si stringer

V'intendevo, io, quando stavate per commettere un altro errore e venivo da voi, e vi parlavo, vi rammentate, vi maltrattavo, talvolta! Ciò vi fermava, lo so. Ma quella volta, quella volta fatale, nulla vi arrestò, nulla poteva arrestarvi ed io che vi amava, forse, dovetti assistere alla vostra caduta.

CINTIA. Disgraziata e infelice bene, ma non brutta se dicevate il vero quando stavate abbracciato con lei: che avanzava di leggiadria tutte le umane creature. ERASTO. Chi ha inteso questo da me? CINTIA. Chi v'era presente: io. ERASTO. Eravamo duo soli. CINTIA. Fra quelli ci era ancor io. ERASTO. Dimmi, dov'è cotesta donna?

Allora stavate per dire quell'altra cosa: «Non osare mai di suonare Bach. Una bambina non può comprendere Bach!»... Gi