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Quella smania di struggere senza fondare, quel grido di morte lanciato al presente senza una voce che annunzi la vita dell'avvenire, quella incostanza di dottrine e di norme, che bene spesso ha meritato ai tentativi dei liberi la taccia di preparatori dell'anarchia, è contrassegno profondo ancora del secolo secolo di transizione, di lotta, di guerra fra gli elementi che costituiscono la societ

«Knoedel», diceva Fräulein. risotto, diceva lo zio Giacomo. «Leberwurst», diceva Fräulein. cappelletti al sugo, diceva lo zio Giacomo. E a tale pensiero egli si sentiva struggere di nostalgia. Un giorno anche Valeria ebbe un accesso di nostalgia, di nostalgia acuta e straziante. Era precisamente il giorno del torneo di tennis una giornata d'oro e d'azzurro che rammentava l'Italia.

Questo è degno piú d'ogni cosa e tanto dolce e amabile che mi fa tutto qui struggere in oglio. Or non mi meraviglio se quel vecchio tanto è vivuto piú che non deveva senza mangiare o ber; perché mi penso che si pascesse d'esta dolcitudine, come farebbe ognun. CRISAULO. Guarda che in te non facciano il contrario; che, anzi 'l tempo, non ti faccin morir con un capestro: ché sai ben che a la fin...

L'innocente marchesa osservava con estremo dolore il cambiamento del marito verso di lei. Alla sua presenza, egli era pensieroso e riservato. La di lui condotta diveniva sempre più austera ed aspra: la lasciava struggere in lacrime, e per ore intiere essa piangeva sulla di lui freddezza, facendo sempre nuovi progetti per riguadagnarne l'affetto. La di lui condotta l'affliggeva tanto più in quanto che aveva sposato il marchese unicamente per obbedienza: ne aveva amato un altro, col quale sarebbe stata al certo felice; ma aveva saputo sacrificare la passione ai doveri coniugali. La Laurentini, la quale non tardò a scoprirlo, ne approfittò sagacemente. Suggerì al marchese tante prove apparenti sull'infedelt

Fece peggio! Mi nascose il suo male, si lasciò struggere a poco a poco; e soltanto pochi giorni prima della catastrofe, quando ogni sua energia era finalmente esaurita, soltanto allora mi annunziò con voce esile ma ferma: Dino, mi sento morire! Ed io, sciagurato, non lo credetti!

Egli versava adunque il suo nella chicchera; vi faceva struggere per entro due pezzettini di zucchero; centellava la sua bevanda con religiosa cura; indi, tra sospirando e ansimando, si toglieva dal suo cantuccio presso il sof

Accostai le persiane e abbassai le tende perchè anch'essa non fosse testimone delle torbide impure cose che la mia anima doveva esalare. Tolsi un foglio, e scrissi: «Stamane per la strada solitaria lungo il mare mi siete passata dinanzi rapida e tenebrosa. E il mio cuore s'è messo a battere, indovinando. Vi ho raggiunta mentre stavate per aprire il cancelletto del vostro giardino, e vi ho guardata in viso, la prima volta, curva in quell'atto, E voi, con uno sguardo dei vostri diabolici occhi, mi avete fulminato. E siete scappata via leggera come un uccello! E improvvisamente siete apparsa alla finestra, e mi avete fissato, ancora! Cosa avete voi in quei diabolici occhi? Come cera al sole io mi son sentito struggere, e mi son lasciato struggere. Poi me ne son venuto via col cuore gonfio d'una certezza calda, soave, inebbriante. E tutto quest'oggi mi son nutrito di questa certezza, ho vissuto di questa febbre di fiamma e di abisso. O bellissima tenebrosa! Perchè non mi gettate la parola che io sospiro delirando? La parola che mi far

Perchè?... Perchè lo struggere E il crëar son la vita; Perchè la noja è l'unica Larva da noi fuggita; Perchè questa è l'armonica Legge dell'universo; Perchè senz'essa il cérebro Non mi darebbe un verso! Milano, 2 ottobre 1875. Egli visse sognando e sogna ancora Chiuso per sempre in questa negra bara; Sogna il tripudio della nuova aurora E il fior, che per il maggio si prepara.

Gli pareva d'aver vissuto sino a quel punto da ottuagenario, e di essersi rinvigorito ad un tratto: e tirava innanzi, tastando il polso ai repubblicani ammalati, e passando mattana coi sani; finchè si cominciò ad avvertire quel moto d'uomini e di cose, quello sfogo di struggere, quella smania di nulla lasciare addietro, che precede le mosse d'un esercito, vicino a volersene andare.

Nei suoi occhi era un'espressione di tenerezza così buona che io mi sentivo struggere dentro. Tendevo le labbra e la baciavo su le palpebre. Ella voleva fare la stessa cosa a me. Poi ripeteva: Ora dormiamo. E scendeva un velo d'oblio su la nostra sventura, talvolta. Spesso i suoi poveri piedi erano gelati. Io li toccavo, di sotto alle coperte, e mi parevano di marmo.