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Bisogna però dire che Adele avesse qualche ragione di ammirarmi. In salotto tutti mi guardavano; feci furore; come dice zia Marta. Furore o no, a dirti il vero, io mi sono divertita pochino; e tutte le volte che potevo senza dare nell'occhio, guizzare dai salotti in giardino, lo facevo volentieri, per gustare un momento di solitudine, per ritrovarmi con me stessa.

Quando lo invitavo a sedere alla mia tavola per desinare insieme, accettava semplicemente senza aver l’aria di pretenderlo e nemmeno di ricevere una grazia; a tavola discorreva e mangiava volentieri, ma non beveva che acqua, ricusando con un cenno del capo l’offerta che gli facevo sempre di vino e di liquori.

Cari! Io non mi sarei mai immaginata d'avervi dato tanto da fare. E chi m'ha insegnato a parlare? Noi, sempre noi, rispose la mamma. Ti pigliavo sulle ginocchia e ti facevo ripetere i nomi del babbo, mamma, finchè non eri in grado di dirli bene da te. E da quelle parole facili, siamo andati via via alle più difficili. Poi ti abbiamo insegnato a leggere. Di questo me ne ricordo benone.

Egli mi guardava lungamente... io fingevo di non vederlo, e lo facevo aspettare un bel pezzo... poi alzavo la testa con aria indifferente e gli davo un'occhiata. Poi le occhiate divennero più frequenti... e più lunghe.... Tutte compagne!... dissi fra me, ed essa continuò: Finalmente un giorno mi disse ch'io l'avevo sedotto!... Ma che!... vi parlate dunque attraverso la strada?...

Poi ho voluto avere Evelina.... per tenerla lontana da te.... e per esser io vicina a te.... ma tutto ciò senza pensarci, senza un calcolo prestabilito.... per forza!... come sapevo che per forza doveva finir così.... E mentre ti facevo tutti quegli sgarbi, ero sincera.... Era vero che ti odiavo! Ti odiavo, ti odiavo, perchè capivo che.... per forza.... sarebbe finita così.... così.

Omai non mi facevo illusione sullo stato del babbo. La sua vita, la breve vita che gli rimaneva ancora, dipendeva da quella risposta.

Forse un figlio Iddio m'avrebbe dato "O una figliola, bella come sua madre! Oh! Rita.,. "Dove sei? Mi narrarono che te ne sei fuggita "In paese lontano, quando ti venne detto "Ch'io facevo il carnefice, e che m'hai maledetto! "Un pastore stamane m'asseriva che al seno, "Partendo, ella teneva sospeso il frutto osceno "Di quella notte orrenda... una bimba dormente!

Oh, insomma! gridò egli allora, Assereto, levati su! L'Assereto balzò in piedi tutto confuso, stropicciandosi gli occhi. Perchè svegliarmi? esclamò egli. Facevo un sogno così bello! Figurati; sognavo che il tuo Collini era venuto, con un cuor da leone, tutto armato di feroci propositi. Ma vedo bene che bisogner

Grazie, Selmi, grazie di queste buone parole.... Avrò proprio bisogno della tua affezione e della tua indulgenza.... Ma per bacco! Sei cresciuto di volume da quand'eri a Milano.... Che spalle hai fatto, e che torace! Eh, me la passo.... Son sempre quella materia greggia ch'ero al Politecnico. A fronte di voi azzimati, eleganti, spiritosi, che figura ci facevo!.... Povero Roberto!

Ve ne rammentate un po' tardi. Ho tante seccature, scusate. E che mi dite? domandò il Carrani. Di che? replico don Pio meravigliato. Ma, delle lagnanze che vi facevo nelle mie due lettere? Ora che mi rammento, non le ho lette quelle lettere, no, non le ho lette, e fissava il Carrani con uno sguardo ebete.