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Aggiornato: 1 giugno 2025
Non gusta dolcezza sovr'ogni altra dolcezza o beatitudine chi 'l tuo mal non soffrisce. FRONESIA. Addio. Sia 'l ben tornato. E la cagione di questo ti vorria dire istasera a le tre ore: che tu ci venissi, ma bene accompagnato, perché forse, non istimando, interverrieti male. Cosí ti priego che tu sia contento e che torni istasera.
scorgi la man non piú cruda, rapace, non piú del mondo posta in servitute; la man che particella, se 'l ti piace, scriver desia de l'alta tua vertute, la quale d'ogni senso uman capace mi ricondusse al poggio di salute, e nel tuo nome pareggiar vorria mio basso stile un'alta fantasia.
TRAPPOLINO. Che te manca? non me vedi? MALFATTO. Sai? lo vorria, adesso che me aricordo, quello delli quatrini. TRAPPOLINO. Se non me dici altro, tu starai di fuori. MALFATTO. Non cognosci tu quell'uomo grande cosí, che me parlava ieri? TRAPPOLINO. Tu devi essere qualche pazzo. LUZIO. Tu l'hai a punto indovinato. MALFATTO. Sí, sono la merda! TRAPPOLINO. O va' magna, va'. Bona sera.
TRAPPOLINO. Tu devi avere cattivi vicini, neh vero? MALFATTO. Sí, sí, sto qua vicino; e vorria parlare a colui che sta qua dentro. TRAPPOLINO. Chi è? come ha nome? MALFATTO. Non me ssi aricorda a me. O Luzio, come se chiama quello ch'io te dissi ch'io cercavo? LUZIO. E che ne so io? A me lo dimandi? Tu non hai buon cervello. MALFATTO. Dove sei andato? Olá! Tic.
LUZIO. E halla vista sòreta, esso? MINIO. Sí, che l'ha vista. E che li vol dare certe cose bone, ch'esso ce vorria venir a dormire stanotte. LUZIO. E tu vo' gnelo dire? MINIO. Ma se gnello voglio dire? Lo credo! ché m'ha promesso de non me dar delli cavalli, se io gnello dico, veh! LUZIO. Ed è bella sòreta? MINIO. Sí, ch'è bella; e tutta notte ioca con meco. LUZIO. E a che iocate?
Non passará mai piú nessuno delle ciambelle? ché vorria spendere questi quatrini. PRUDENZIO. Ah scelesto! Non curare: te castigarò bene, sí. MALFATTO. Oh mastro! Bon dí e bon anno. Ve sono venuto aspettare a casa e me sono stati donati questi. PRUDENZIO. E chi te lli ha dati? Ché non parli? Quis est ille che... MALFATTO. Che nascio sino pelle di te quello mastro. PRUDENZIO. Io dico questi.
Perché? RITA. Per bene. Madonna Fulvia mia patrona gli vorria parlare. CECA. Aspettate, che or ora li farò l'imbasciata. RITA. Tornate presto, di grazia. FULVIA. Accòstate in qua, Rita, acciò che non paia ch'io stia sola; ché tu sai ch'alle male lingue non mancaria che dire. RITA. Costei si sará forsi rotto el collo, ché bada tanto a darci la risposta. FULVIA. Qualche cosa deve aver a far, lei.
MALFATTO. Te nne vai, eh? Odi, di grazia; ascolta un'altra volta. TRAPPOLINO. Che vòi, prosontuoso? LUZIO. Ché non li gitti qualche pitale nel capo, si lo hai? E levatello dinanzi. MALFATTO. Eh! non far, de grazia, fratello: vòi? TRAPPOLINO. Son contento. Ma dimme: chi adimandi? MALFATTO. Adimando che vorria parlare di portante a lui. TRAPPOLINO. Chi diavolo sei tu? MALFATTO. So' quello.
Rider vorrìa l'incredulo intelletto, E falla qui a lui stesso la impudenza: Qui riconoscer debbe ei con dispetto Esservi un Bel che sforza a reverenza: Istorïate scene del Vangelo Han qui una voce che rammenta il Cielo. Di Varallo i sacelli adorni sono Di cento effigie di gentil lavoro: Ed una v'ha che par d'angioli un dono, Cotanto pinge di Maria il martoro!
MINIO. Te vorria dir una cosa; ma non vorria che me raccusassi. LUZIO. Non te raccuso, alla fé. MINIO. Sí! sí! Non te lo credo. LUZIO. E dimmelo, de grazia: vòi? MINIO. O giurame prima, per la croce de Dio benedetta, de non me raccusare. LUZIO. Vedi, per questa croce, che non dirò niente. MINIO. Sai che me ha ditto lo mastro? che dica a mia sorella che lui li vole essere marito.
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