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ANTIFILO. Oimè, mi trema la mano, e pare che sia paralitico. So che qui dentro non ci può esser cosa che buona sia. Leggerò pure. «Voi mi chiamate selvaggia, ingrata, disamorevole, empia tigre, crudelissima vipera e velenoso basilisco. Ma se son tigre, perché mi segui? se son vipera, perché mi servi? se basilisco, perché mi miri?

rispose egli, toccando un punto che fece rientrare immediatamente le sei lingue di vipera che avevano ghermito il bastone. Quel quadrante è una toppa. Per aprirla, bisogna toccare le lettere che formano un nome. Quale? domandai io. Quello di Bianca rispose egli esitando.

Per Matilde fu come se vedesse a un tratto drizzarlesi innanzi il capo d'una vipera. Balzò in piedi, si sciolse bruscamente dalle braccia di lui, e respingendolo da con tutta la sua forza, esclamò: Miserabile!... miserabile!... Mi fai ribrezzo ed orrore!... Successe un momento di silenzio. Emilio si morse le labbra fino al sangue; poi parlò con una forzata calma, forse più iniqua della collera.

Ah! fosti tu! Il mio odio, covato nel più profondo dell'anima, s'è accresciuto... da far spavento a me stesso. Alberto riuscì a liberarsi da Matilde, fu sopra al suo insultatore, e colla robustezza della sua mano, cacciatagli sulla spalla, lo fece curvare a terra. Miserabile! gli disse. Dovrei schiacciarti come una vipera introdottasi nel seno della mia famiglia... Dovrei...

Beneditemi in nome di Dio, benedite il figliuolo vostro, che vi ama». Egli, avvoltasi prima una ciocca dei miei capelli alle dita, mi rispose così; senti bene, proprio così: «Se tu avessi il capo di zolfo, e le mie parole fossero di fuoco, io ti benedirei per bruciarti: va, vipera, perchè io ti odio tu devi odiarmi; io non so che cosa farmi del tuo amore, bastardo!» E tirò tanto forte, che mi parve tutta la pelle del cranio si distaccasse con immenso dolore: la ciocca dei capelli gli rimase in mano; ed infuriando, lo spietato, nella ira, come se egli soffrisse, non io, il dolore, soggiunse: «Io maledico te e i tuoi figliuoli, se mai arrivi a procrearne; possiate tutti vivere di miseria, nudrirvi di delitto, e morire di patibolo». Ora, Beatrice, fammi grazia di dirmi un po' come posso desiderare di vivere io?

Francesco Cènci sopraggiunge tempestando, con lo stile alla mano: balbuziente per furore, egli grida: Dov'è la mala vipera? Morte di Dio! Chi mi ha ammazzato Nerone?... Chi? Io. Ebbene; anche tu... ma no, prima la vipera. E si china sul figliuolo per iscannarlo.

E quindi tornando al banco, con voce e gesti infelloniti di faccia al Moscati gridava: Su via, signor Presidente, battiamo il ferro quando è caldo: mettiamo a profitto lo sgomento che deve avere incusso il terrore nello spirito dell'accusata; sentiamo un po' in qual nota canti costei a suono di corda; e dardeggiava gli occhi contro Beatrice come lingua di vipera.

E poichè Virgilio, fingendo non lo sentire, prendeva la via per tornarsene difilato a casa, il Conte imbestiando nel suo furore muggiva: Vipera maladetta! Portami il foglio... e tosto... Se ti raggiungo, ti strappo il cuore con le mie proprie mani. Il fanciullo più, e più sempre affrettava il passo. Francesco, cieco d'ira,

Quello che non capisco notò la Olga Duranti è come non si siano accorti del malessere di Diana... Erano appunto con lei. Che vipera! pensò la Varedo. E disse forte: Non se ne potevano accorgere... m'è capitato dopo. Il professore mostrò a sua moglie l'orologio dello Stabilimento Se vogliamo prendere il tram e partire col primo vapore abbiamo appena il tempo necessario.

Un giovane popolano, vergognando che altri non si fosse mosso, si attentò a salire fino a mezza scala, raccolse il pargolo, e lo portò in luogo di salvazione. E Luisa risalì mentre su per le stanghe delle scale scorreva la fiamma come lingua di vipera; cessava dove poneva la mano, ritornava più vivida appena levata.