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Aggiornato: 16 settembre 2025


«Che cosa favella quel membruto, che, se mal non vediamo, ci pare il vincitore del torneo di Romadomandò Carlo ad alcuni suoi Baroni. «Egli brava, e minaccia....» «Egli brava!» «O sire Conteaggiunge Ghino «da quel valente uomo che siete, accettate la tregua, perchè non sempre troverete traditori che vi lascino il passo, non sempre i Saraceni che abbandonino il posto, Benevento,...»

Qui la copia col ricco corno feconda il bel vostro paese; qui la moltitudine del popolo contende con la grandezza della cittá, perché la cittá con la sua grandezza non cape in se stessa e il popolo è quasi infinito: la sua capacitá è cosí grande che non si può imaginar cosí gran popolo che basti a riempirla, e il popolo è cosí numeroso che non si può imaginar cittá che basti a capirlo; onde si può ben dire che l'un resti dell'altro vincitore.

Questa bella commedia dimostra come il vecchio Federico rimanga, quasi un mito, vivo anche nella memoria del popolo italiano che ancor oggi nei tedeschi distingue gli austriaci dai prussiani. Della Prussia non conosce che la storia del vecchio Federico che considera come un secondo Attila, e come vincitore degli austriaci.

25 Come ode Alceste ch'io vo a ritrovarlo, mi viene incontra pallido e tremante: di vinto e di prigione, a riguardarlo, più che di vincitore, have sembiante. Io che conosco ch'arde, non gli parlo come avea gi

Ella gli aveva detto che un duello tra lui ed il duca l'avrebbe addolorata, ma qual altro rimedio in triste caso? Il conte non ne scorgeva alcuno. Basta, pensava, per quanto possa penare in disubbidirla vi sarei forzato. Se rimango vincitore, ebbene? Farò il possibile per non ucciderle il marito; se il vantaggio rimane al duca, ciò che può avvenire benissimo perchè ei si batte perfettamente, la mia morte avr

Alla fine del 539, il grande Belisario fece la sua entrata da vincitore nella citt

Questi, se arcadori e balestrieri, incominciavano la pugna; i cavalieri vi facevano poscia lo sforzo decisivo. Sepolti, per così dire, entro a montagne di ferro, portati da cavalli smisurati e coperti anch'essi di ferro, correvano a furia gli uni sugli altri, e vincitore era facilmente colui che levasse il nemico d'arcione.

L'inchiesta sarebbe parsa fanciullesca a Bonaventura, se egli non avesse pensato che chi la faceva era il duca di Feira, il suo fortunato avversario, il suo vincitore. Essa, per verit

L’impresa tentata dall’imperatore Giuliano di fermare il Cristianesimo e di far tornare il mondo al Politeismo ellenico, di sostituire l’Ellenismo al Cristianesimo, è interessante perchè è un sintomo ed una prova della corruzione in cui era caduto il Cristianesimo stesso, quando, al sicuro della persecuzione ed, anzi, riconosciuto come istituzione legale e come strumento di regno, non ebbe più intorno a quelle condizioni a cui era dovuta la sua virtù. Ma l’impresa di Giuliano è condannabile dal punto di vista filosofico e storico. Dal punto di vista filosofico perchè non indicava neppur lontanamente un pensiero che accennasse ad uscire dalla ferrea cornice delle idee del tempo, non rappresentava che un atteggiamento, lievemente diverso, di un pensiero che, nel fondo, restava identico a stesso, tendeva, anzi, a sprofondare sempre più la ragione umana nelle tenebre dense e non rischiarabili dell’irrazionale ed a sostituire al fecondo principio religioso del Cristianesimo lo sterile formalismo di larve senza vita. Non ebbe nessun valore storico, perchè passò come un sogno effimero; non lasciò e non poteva lasciar traccia alcuna. Non fu che un segno dei tempi, un segno che il mondo antico precipitava a rovina, e che, sulla rovina, sarebbe rimasto ritto solo il Cristianesimo, vincitore dei barbari stessi, ai quali avrebbe trasmesse le misere reliquie di una civilt

Assenza che costò all'esercito meridionale la sconfitta di Caiazzo, unica in tutta quella gloriosa campagna, che scosse alquanto il prestigio dell'esercito vincitore e rimontò non poco il morale dei borbonici. Non scordi il lettore il dispaccio di Farini a Buonaparte: «Noi marciamo con quarantamila uomini, per combattere la rivoluzione personificata, cioè i Mille».

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