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Aggiornato: 22 luglio 2025


Non so se gli altri saranno stati più fortunati di me nella loro vita. Ma è così! Ora capisci bene. Se tu quando perdi sei certo di dover pagare, e quando vinci sei certo di non essere pagato che dieci volte su cento... la cosa diventa molto seria. Sarebbe necessario perchè tu restassi almeno in pace che vincessi novantacinque volte su cento; il che assolutamente non è possibile avvenga.

<<Omai convien che tu cosi` ti spoltre>>, disse 'l maestro; <<che', seggendo in piuma, in fama non si vien, ne' sotto coltre; sanza la qual chi sua vita consuma, cotal vestigio in terra di se' lascia, qual fummo in aere e in acqua la schiuma. E pero` leva su`: vinci l'ambascia con l'animo che vince ogne battaglia, se col suo grave corpo non s'accascia.

Ahi, che moro per non poter morire! O morte, tu vinci tutte le cose e non puoi vincer me! Senza ragione ti chiamano amara, poiché per te si finisce ogni amaritudine. Io sto in vita assai piú amara della morte. Ahi, ruffian rustico, incolto, nemico delle cose belle, hai fatto un gran furto al mondo, celando le sue bellezze. E come resterá il mondo senza lei?

I tuoi seguaci in eleganti pruove Con grati giri e con maestri passi Spingi fra loro a belle pugne e nuove. Così tu vinci il natural dell’arte, Mentre i limiti suoi dolce sorpassi. Or ceda a te l’onor lo stesso Marte»³⁵⁹. ³⁵⁹ Villabianca, Diario, in Bibl., v. XXVIII, p. 210.

Policleto e Leonardo da Vinci, questi due grandi canonisti della forma umana, s'accordano senza conoscersi, alla distanza di ventitrè secoli. Proporzione, ordine, chiarezza, armonia, natura, bellezza, ecco di che elementi è nata, si è nutrita, e vivaddio si sostiene, l'arte greca e latina. Cercate nuove forme? Non troverete altro che le varianti, e le corruzioni di quella.

«Fratello in Cristo, è tua la vita bella, se forzerai le porte del destino!... Riprendi il sacco, mettiti in cammino, taglia le siepi, abbatti i muri, della tua forza tempra un’arma d’oro fino, e vinci se non vuoi vinto cadere, para, se vuoi che colpo non ti tocchi!...» Così cantò, col riso e il sol negli occhi, la Madre. Ognuno avidamente a bere quella dolcezza si gettò a ginocchi.

Sanza riposo mai era la tresca de le misere mani, or quindi or quinci escotendo da se' l'arsura fresca. I' cominciai: <<Maestro, tu che vinci tutte le cose, fuor che demon duri ch'a l'intrar de la porta incontra uscinci, chi e` quel grande che non par che curi lo 'ncendio e giace dispettoso e torto, si` che la pioggia non par che 'l marturi?>>.

Se mediti di moverci guerra, tu tenti una folle impresa. Se vinci, quale gloria d’avere vinto delle donne? Se sei vinto, quale disonore d’essere vinto da donne

Tosto sara` ch'a veder queste cose non ti fia grave, ma fieti diletto quanto natura a sentir ti dispuose>>. Poi giunti fummo a l'angel benedetto, con lieta voce disse: <<Intrate quinci ad un scaleo vie men che li altri eretto>>. Noi montavam, gia` partiti di linci, e 'Beati misericordes! fue cantato retro, e 'Godi tu che vinci!.

Viri Vadi fundaverunt eam In tempore dispersionis eorum. Ma come stridi, marinara, che ti sei fatta mesta? Questo è latino di chiesa? Canti così? Sei consorella? Non voglio più sorelle! Cambia tono, e vinci la tinta del mare colla voce.... Musica e pittura!... Voglio la canzone che canti con tutti i pescatori della spiaggia! Non sono, ve', geloso per una femmina!?

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