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I’ cominciai: «Maestro, tu che vinci tutte le cose, fuor chedemon duri ch’a l’intrar de la porta incontra uscinci, chi è quel grande che non par che curi lo ’ncendio e giace dispettoso e torto, che la pioggia non par che ’l marturi?». E quel medesmo, che si fu accorto ch’io domandava il mio duca di lui, gridò: «Qual io fui vivo, tal son morto.

Poi mi parea che, poi rotata un poco, terribil come folgor discendesse, e me rapisse suso infino al foco. Ivi parea che ella e io ardesse; e si` lo 'ncendio imaginato cosse, che convenne che 'l sonno si rompesse. Non altrimenti Achille si riscosse, li occhi svegliati rivolgendo in giro e non sappiendo la` dove si fosse,

Sanza riposo mai era la tresca de le misere mani, or quindi or quinci escotendo da se' l'arsura fresca. I' cominciai: <<Maestro, tu che vinci tutte le cose, fuor che demon duri ch'a l'intrar de la porta incontra uscinci, chi e` quel grande che non par che curi lo 'ncendio e giace dispettoso e torto, si` che la pioggia non par che 'l marturi?>>.

Ond'ei crollo` la fronte e disse: <<Come! volenci star di qua?>>; indi sorrise come al fanciul si fa ch'e` vinto al pome. Poi dentro al foco innanzi mi si mise, pregando Stazio che venisse retro, che pria per lunga strada ci divise. Si` com'fui dentro, in un bogliente vetro gittato mi sarei per rinfrescarmi, tant'era ivi lo 'ncendio sanza metro.

I’ son fatta da Dio, sua mercé, tale, che la vostra miseria non mi tange, fiamma d’esto ’ncendio non m’assale. Donna è gentil nel ciel che si compiange di questo ’mpedimento ov’ io ti mando, che duro giudicio l

Ond’ ei crollò la fronte e disse: «Come! volenci star di qua?»; indi sorrise come al fanciul si fa ch’è vinto al pome. Poi dentro al foco innanzi mi si mise, pregando Stazio che venisse retro, che pria per lunga strada ci divise. com’ fui dentro, in un bogliente vetro gittato mi sarei per rinfrescarmi, tant’ era ivi lo ’ncendio sanza metro.

Poi mi parea che, poi rotata un poco, terribil come folgor discendesse, e me rapisse suso infino al foco. Ivi parea che ella e io ardesse; e si` lo 'ncendio imaginato cosse, che convenne che 'l sonno si rompesse. Non altrimenti Achille si riscosse, li occhi svegliati rivolgendo in giro e non sappiendo la` dove si fosse,

I’ son fatta da Dio, sua mercé, tale, che la vostra miseria non mi tange, fiamma d’esto ’ncendio non m’assale. Donna è gentil nel ciel che si compiange di questo ’mpedimento ov’ io ti mando, che duro giudicio l

Ond’ ei crollò la fronte e disse: «Come! volenci star di qua?»; indi sorrise come al fanciul si fa ch’è vinto al pome. Poi dentro al foco innanzi mi si mise, pregando Stazio che venisse retro, che pria per lunga strada ci divise. com’ fui dentro, in un bogliente vetro gittato mi sarei per rinfrescarmi, tant’ era ivi lo ’ncendio sanza metro.

Chi è quel grande che no par che curi Lo 'ncendio e giace dispettuoso e torto, Si che la pioggia non par che 'l maturi