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«Oh!», diss’ io lui, «non se’ tu Oderisi, l’onor d’Agobbio e l’onor di quell’ arte ch’alluminar chiamata è in Parisi?». «Frate», diss’ elli, «più ridon le carte che pennelleggia Franco Bolognese; l’onore è tutto or suo, e mio in parte. Ben non sare’ io stato cortese mentre ch’io vissi, per lo gran disio de l’eccellenza ove mio core intese.

e forse sua sentenza è d’altra guisa che la voce non suona, ed esser puote con intenzion da non esser derisa. S’elli intende tornare a queste ruote l’onor de la influenza e ’l biasmo, forse in alcun vero suo arco percuote. Questo principio, male inteso, torse gi

Poi sorridendo disse: «Io son Manfredi, nepote di Costanza imperadrice; ond’ io ti priego che, quando tu riedi, vadi a mia bella figlia, genitrice de l’onor di Cicilia e d’Aragona, e dichi ’l vero a lei, s’altro si dice. Poscia ch’io ebbi rotta la persona di due punte mortali, io mi rendei, piangendo, a quei che volontier perdona.

Cosí Bertramo fu pronto a scrivere una lettera a madonna Fiola scongiurandola di commuoversi a misericordia e di procurargli agio a parlarle; e n’ebbe risposta: a lei era grato l’amore di lui, ma per l’onor suo e del marito ella non poteva promettere e concedere cosa che le chiedesse.

Quand’ io mi fui umilmente disdetto d’averlo visto mai, el disse: «Or vedi»; e mostrommi una piaga a sommo ’l petto. Poi sorridendo disse: «Io son Manfredi, nepote di Costanza imperadrice; ond’ io ti priego che, quando tu riedi, vadi a mia bella figlia, genitrice de l’onor di Cicilia e d’Aragona, e dichi ’l vero a lei, s’altro si dice.

«Oh!», diss’ io lui, «non se’ tu Oderisi, l’onor d’Agobbio e l’onor di quell’ arte ch’alluminar chiamata è in Parisi?». «Frate», diss’ elli, «più ridon le carte che pennelleggia Franco Bolognese; l’onore è tutto or suo, e mio in parte. Ben non sare’ io stato cortese mentre ch’io vissi, per lo gran disio de l’eccellenza ove mio core intese.

I tuoi seguaci in eleganti pruove Con grati giri e con maestri passi Spingi fra loro a belle pugne e nuove. Così tu vinci il natural dell’arte, Mentre i limiti suoi dolce sorpassi. Or ceda a te l’onor lo stesso Marte»³⁵⁹. ³⁵⁹ Villabianca, Diario, in Bibl., v. XXVIII, p. 210.

e forse sua sentenza è d’altra guisa che la voce non suona, ed esser puote con intenzion da non esser derisa. S’elli intende tornare a queste ruote l’onor de la influenza e ’l biasmo, forse in alcun vero suo arco percuote. Questo principio, male inteso, torse gi