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«Oh!», diss’ io lui, «non se’ tu Oderisi, l’onor d’Agobbio e l’onor di quell’ arte ch’alluminar chiamata è in Parisi?». «Frate», diss’ elli, «più ridon le carte che pennelleggia Franco Bolognese; l’onore è tutto or suo, e mio in parte. Ben non sare’ io stato cortese mentre ch’io vissi, per lo gran disio de l’eccellenza ove mio core intese.

<<Oh!>>, diss'io lui, <<non se' tu Oderisi, l'onor d'Agobbio e l'onor di quell'arte ch'alluminar chiamata e` in Parisi?>>. <<Frate>>, diss'elli, <<piu` ridon le carte che pennelleggia Franco Bolognese; l'onore e` tutto or suo, e mio in parte. Ben non sare' io stato si` cortese mentre ch'io vissi, per lo gran disio de l'eccellenza ove mio core intese.

«Oh!», diss’ io lui, «non se’ tu Oderisi, l’onor d’Agobbio e l’onor di quell’ arte ch’alluminar chiamata è in Parisi?». «Frate», diss’ elli, «più ridon le carte che pennelleggia Franco Bolognese; l’onore è tutto or suo, e mio in parte. Ben non sare’ io stato cortese mentre ch’io vissi, per lo gran disio de l’eccellenza ove mio core intese.

Scendiam, proviamo! A tutti Zimbello è il Padre eterno, E saggi e farabutti Si ridon de l'inferno. Scendiam, facciam baldoria Tra' fiori e le donzelle; Abbia l'Amor vittoria: Vale un'ora d'amor tutte le stelle!

Si dice che non hanno bei denti: non lo potrei affermare perchè ridon poco. Camminano con meno leggerezza che le francesi, con meno rigidezza che le inglesi; vestono alla moda di Parigi; con più grazia all'Aja che ad Amsterdam, benchè meno riccamente; e mettono in pomposa evidenza le loro grandi capigliature bionde.

"Essi vivono poco; e col profumo blando "Delle erbette si innebriano; son vestiti di nero "Per darsi fra gli insetti un tal piglio severo, "Ma in cuor ridon di tutto! Dormono la giornata, "Poi di notte nei campi corrono all'impazzata!...

In vano, in van tra le colonne parie de 'l mio sogno di lusso e di piacere le bellissime forme statuarie ridon pur sempre. O sacre primavere de l'arte antica, o grandi e solitarie selve di carmi ove raggianti a schiere passan li eroi, ne l'arida barbarie de l'evo or chiedo splendami a 'l pensiere la vostra luce!

Liberamente sgorgheranno i canti Di quel dèmone al soffio avvivator: I canti che singhiozzan ne la morte, Che ridon ne l’amor: Che sul tumulto dei dolori umani Parlano di speranza e di piet

<<Oh!>>, diss'io lui, <<non se' tu Oderisi, l'onor d'Agobbio e l'onor di quell'arte ch'alluminar chiamata e` in Parisi?>>. <<Frate>>, diss'elli, <<piu` ridon le carte che pennelleggia Franco Bolognese; l'onore e` tutto or suo, e mio in parte. Ben non sare' io stato si` cortese mentre ch'io vissi, per lo gran disio de l'eccellenza ove mio core intese.

Dagli ornati scalini ecco s'appresta.. E sullo smalto di quel ciel felice Spicca il profilo della bruna testa. È un castello feudale in miniatura, Dall'abbandono sorto in nuovo aspetto; Sei secoli passaron sul suo tetto E or ridon bianche le vetuste mura.