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Aggiornato: 10 maggio 2025
È ver, ma nella rosa si nasconde la spina e la dama amorosa ne piange alla mattina. Scendiam al dolce lido ove declina il sole. Sciocchi, Amor troppo vuole, e cuor di donna è infido. O belle, udite, udite voci ch'urgono al vento. È del fiume il lamento per le valli romite. Oh ve' laggiù, sen' viene una gioconda armata. Le navi in sull'aurata poppa adergon verbene.
Colui che irride al Maggio non n'abbia mai speranza. Volete più lontano? Questo suono m'irrita. Ecco, laggiù c'invita fiorito il melagrano. L'arbore è avvelenato. Io so la sirventese più bella e più cortese Scendiam dunque sul prato.
Scendiam, proviamo! A tutti Zimbello è il Padre eterno, E saggi e farabutti Si ridon de l'inferno. Scendiam, facciam baldoria Tra' fiori e le donzelle; Abbia l'Amor vittoria: Vale un'ora d'amor tutte le stelle!
Noi siamo i sogni, le speranze, gli astri, Che tu chiamavi coi notturni inviti, O poeta, noi siamo gl'Ideali. Noi, se ci prega un pio col mesto canto, Scendiam nei solchi arsi dal sol e siamo Ai solchi la rugiada mattutina. Noi scendiamo alla culla ove sospira L'orfanello ed entriam larve ridenti Nella rete dei suoi teneri sonni.
Si, ma se il damo è saggio. Mal s'accorda sapienza con questa folle ardenza che vi comanda a Maggio. Sotto ai miti splendori delle notti serene sorgono le Sirene ad intonare i cori. Dentro al calmo giardino che la rugiada bagna la vivuola si lagna e trilla il ribechino. Scendiam, scendiam al fiume: col
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