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Ieri sera, caro marchese, ho fatta la conoscenza di questo illustre vostro compatriotta, del quale ho sentito a magnificare tanto l'ingegno, e mi chiamo fortunatissima. Così desidero veniate da me sovente ambidue, e spero che ci faremo buonissima compagnia. Sedete qui, intanto; e voi, messere, se pure non v'annoia. Ho a dirvi assai cose, marchese; sedete.

«No..., egli quando gli pare, ci coglie sulla via di Damasco, e di Saulo fa San Paolo! Ma via, ha più nulla a chiedere da me? «Che veniate a fare la pasqua; chè questo scandalo nella mia pieve non lo voglio soffrire! «Ripeto che la Pasqua la faccio con mia madre: e salendo talvolta su qualcuno di questi monti, mentre nasce il sole o quando va sotto.

«Dunqueinterruppe Carlo. «Dunque, come io vi diceva, Monsignore, Guasparrino tornava da Pisa per certe sue bisogne, e vedutomi da lontano mi corse a braccia aperte incontro, gridando: Oh! oh! compare. Oh! Guasparrino, siete voi? risposi io. Ed egli: Come state? Ed io: Grazie a Messere Domine Dio, non mai bene quanto ora; e voi? Ed egli Eh! così.... ma gli anni cominciano a diventar troppi, bel compare mio. Ed io: Che andate voi pensando agli anni? la morte ci ha da cogliere vivi, compare. Ed egli: Io vo' intanto, che abbiate la cortesia di venire meco fino a casa, dove saggerete un cotal vino di Toscana che un mio amico mercante di Pisa mi ha ultimamente donato, affermando con giuramento che era vecchio di cento anni. Cento anni! Domine, aiutalo! Vo' dunque, bel compare, che veniate a farne la prova. Vengo di certo io: e andammo. Quivi si trovò in capo di scala dama Ginevra, che ci accolse con una leggiadria da fare onore a qualunque grande imperatrice o Regina; e noi ricambiati in fretta con essa lei alcuni saluti, ci ponemmo a tavola per fare il saggio del vino. E vi so dire, Monsignore, ch'egli era del buono, ma del buono da vero: io non saprei assicurarvi se avesse per l'appuntino cento anni, chè la fede di battesimo non gli vidi io, ma ottimo era certo; quasi cominciai a credere dentro me, la causa della Sciampagna perduta: ma la Sciampagna si manterr

La signora parte per un lungo viaggio? chiese timidamente, un giorno, la fanciulla devota. Lungo, lungo.... mormorò vagamente, donna Grazia. E io debbo venire? No.... Meglio che non veniate soggiunse donna Grazia. Tutta sola, un lungo viaggio? osò chiedere ancora la ragazza. Donna Grazia chinò il capo e non rispose: un velo di tristezza le passò sulla faccia. Tacquero.

Questo dolce e amoroso Verbo l'è cibo, perché gustano el cibo de l'anime in questo glorioso Verbo, e perché egli è cibo dato da me a voi: la carne e 'l sangue suo, tucto Dio e tucto uomo, el quale ricevete nel Sacramento de l'altare, posto e dato a voi da la mia bontá, mentre che sète peregrini e viandanti, acciò che non veniate meno, ne l'andare, per debilezza, e perché non perdiate la memoria del benefizio del Sangue sparto per voi con tanto fuoco d'amore, ma perché sempre vi confortiate e dilectiate nel vostro andare.

«No, bel Cavaliere, non posso lasciarvi andare sconosciuto; è forza che veniate meco al palazzo reale, io non voglio defraudarvi in nulla di ciò che la riconoscenza del mio Signore si degner

Olimpio vi ho detto le mille volte, che quando vi piace veniate a casa mia chè il mangiare e il bere non mancano; ma che vogliate dar fondo anche ai miei pochi danari in vino, in giuochi, e in altri, che io non vuo' dire, più brutti vizii; questo è quello che io non vi consentirò mai.

Per il momento è meglio che non veniate in casa. Però, aggiratevi... così, a distanza. E mandatemi dei fiori. Ordinateli da Shotwell, in Broadway, e ditegli che mi mandi il conto. Potreste anche passare sotto al balcone. Ma non esagerate! Capite bene che se una volta mio marito vi mette alla porta, tutto è finito... tutto diventa impossibile. Gi

CRICCA. ... che veniate con Eugenio vostro figliuolo.... PANDOLFO. E poi? CRICCA. ... accioché egli consenta al vostro matrimonio. PANDOLFO. Ben bene! me ne vo ora con Eugenio mio figliuolo. CRICCA. Padrone, voi non mostrate tanta allegrezza quanto io stimava. PANDOLFO. Se ben taccio con la bocca grido con il cuore: l'allegrezza mi ha talmente occupato i sentimenti che non so dove mi sia.

«Ecco il pericolo, figlia mia, ha ripreso il gesuita. Le giovanette si perdono per l'ignoranza. Ora, il nostro dovere, di noi ministri della Chiesa, egli è di istruirle. È mestieri che veniate a vedermi, a vedermi sovente, figlia mia; è mestieri che io vada a vedervi. Un confessore è un padre, meglio ancora, egli è una madre che può con mano sicura alzare i veli dell'innocenza senza squarciarli. Quando avrete conosciuto il pericolo, voi sarete forte nel combattimento del mondo. Eh, mio Dio, un prete, un gesuita, un santo è un uomo appo tutto, egli conosce la vita e ne prova le pene ed i desiderii. Non vi spaventate della mia severit