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Aggiornato: 19 giugno 2025
Il fattorino intanto gli aveva recato dinanzi il vassoio col bicchiere del Fernet e aveva mesciuto. La Romea, quando il fattorino tornò verso il banco, gli scoccò a bruciapelo un'occhiata furtiva e furibonda, una vera occhiata antropofaga.
Poi gli guardò il taglio degli abiti. «All right.» E lo aiutò a togliersi il soprabito. Poi gli porse un piccolo vassoio d'argento sul quale Aldo depose il biglietto da visita. Il domestico lesse, poi aprì una porta e pronunciò forte: «Count Aldo Della Rocca.» Un sommesso rumorìo di voci e di tazze cessò, e in quel momentaneo silenzio Aldo s'avanzò nel salotto.
La lasciai d'avanti ai suoi grandi armarii di noce, profumati d'ireos, dove due donne accumulavano la bella biancheria di bucato, l'opulenza di Casa Hermil. Maria, nella sala del pianoforte, prendeva la lezione da miss Edith; e le scale cromatiche si succedevano rapide ed eguali. Passava Pietro, il più fedele dei servitori, canuto, un po' curvo, portando un vassoio pieno di cristalli che tintinnivano poiché le braccia tremavano di vecchiaia. Tutta la Badiola, inondata d'aria e di luce, aveva un aspetto di letizia tranquilla. V'era non so qual sentimento di bont
Tra queste chiacchiere, Maddalena aveva presentato al Bello il vassoio di ottone, con suvvi il bicchiere e la mezza bottiglia di birra. Allo scoppio del turacciolo che saltò in aria, parecchi spettatori si volsero, ma tra quelle facce patibolari, il nostro eroe non riconobbe quella del Guercio che andava cercando. Che non ci fosse! diss'egli tra sè. Per solito egli non manca mai.
Entrate! ella disse, sebbene ciò le recasse grave disturbo. Un signore domanda di parlare a Vostra Eccellenza. Chi è? Le presentò il vassoio d'argento su cui era un biglietto di visita. Ella lesse: Ingegnere Amoretti. Ah, appunto lui! ella pensò. In questo estremo momento giunge opportuno. Fatelo passare nella sala grande.... fra pochi minuti sarò da lui. Volea restare un po' sola.
Eccolo che leva gli occhi. Guarda quassù, guarda i nostri balconi. Difatti. Il colosso era lì, seduto a un tavolinetto tondo sul quale stavano il vassoio e la chicchera del caffè. Posava le mani sulle ginocchia e di volta in volta alzava gli occhi e li faceva trascorrere sulla facciata della biblioteca, lentamente. Così fa ogni giorno, da un mese disse l'usciere.
Quando il vassoio con le cogome, il piattello, la chicchera e la salvietta gli fu posto dinanzi, egli non toccò nessuna di quelle cose: trasse dalla tasca interna dell'abito il portafogli e ne cavò la lettera ricevuta due sere innanzi, per espresso. Appena due sere innanzi, dopo un mese e mezzo di silenzio, cinquanta giorni dopo l'arrivo del «Senegal», egli aveva rivisto i caratteri di Rosanna!
In quel punto, don Liddu gli recava, su un piccolo vassoio, la tazza col caffè. Come mai? disse il signor Kyllea indicando con la mano in direzione della collina. Andate a vedere. Don Liddu si avviò premurosamente, molto meravigliato anche lui.
Verso le quattro del pomeriggio, mentre la principessa scendeva le scale del suo palazzo, tutta sfarzosamente abbigliata, per andare alla riviera di Chiaia s'accorse che un groom le presentava una lettera su un vassoio d'argento. Essa prese la lettera, senza guardarla, entrò in carrozza e, allorchè i cavalli si furono mossi, ruppe la busta.
Senti: vai a dirle che sarei veramente felice di pagarle da pranzo e da cena. Ma lei è matto; per chi l'ha presa? quella signora è.... mia sorella. Il cavaliere butta mezza lira sul vassoio e scappa. Al cancello dello Stabilimento, un giovane serio, posato, d'aspetto signorile, ferma il cavaliere. Dove corre, con tanta furia? Mi lasci stare, oggi è la giornata delle disgrazie. Che le è successo?
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