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Aggiornato: 31 maggio 2025
Al così favellar doglia profonda D'alto gelo a Sultana empie le vene; Indi si scote; e su l'eburnea sponda L'afflitta guancia con le man sostiene: Oh per me, disse alfine, ora gioconda, Se come a far m'accinsi, uscia di pene Col ferro allor che 'l genitor mio sparse L'alma canuta, e che la patria s'arse.
Poi spicco l'ali dall'oscuro nido E, librandomi in ciel, nel volo immenso Saluto il mondo con superbo strido... È allor che canto e penso. Autunno 1875. Gli amanti passeggiavano mentre cadeva il sole; Mormoravan le labbra portentose parole; Un inno solo dalle labbra uscia, Un inno che diceva: La parola dell'uomo è melodia, Che sovra ogni idïoma si solleva!
Ben s'ode il ragionar, si vede il volto, ma dentro il petto mal giudicar possi. Credendo, amando, non cessai che tolto l'ebbi nel letto, e non guardai ch'io fossi di tutte le real camere in quella che più secreta avea Ginevra bella; 9 dove tenea le sue cose più care, e dove le più volte ella dormia. Si può di quella in s'un verrone entrare, che fuor del muro al discoperto uscìa.
Eran vestite d’alighe spioventi: Avean sciolti i capelli, Disfatti i volti, occhi stravolti o spenti. Sotto ai lor piè l’acqua turbata avea Balenii di coltelli. Da quelle labbra scolorate uscìa Bava e un gemito rôco. Misto al rombo del mare esso venìa A parlarmi nel core.
Quivi mi cinse si` com'altrui piacque: oh maraviglia! che' qual elli scelse l'umile pianta, cotal si rinacque subitamente la` onde l'avelse. Purgatorio: Canto II Gia` era 'l sole a l'orizzonte giunto lo cui meridian cerchio coverchia Ierusalem col suo piu` alto punto; e la notte, che opposita a lui cerchia, uscia di Gange fuor con le Bilance, che le caggion di man quando soverchia;
Per cibo una panata ha stabilito, e in una sua scodella la volea, che il nome di Gesú nel fondo avea. Destava compunzione e riverenza questa vergine mia pinzocherona, quando uscía col suo velo da Fiorenza, che la copriva, e in man colla corona. Avea di poverelli concorrenza dove passava, e un soldo a tutti dona; le baciavan le vesti, ed ella umíle dicea: Non fate; io sono un vermo vile.
36 Mentre la sete, e de l'andar fatica per l'alta sabbia e la solinga via gli facean, lungo quella spiaggia aprica, noiosa e dispiacevol compagnia; trovò ch'all'ombra d'una torre antica che fuor de l'onde appresso il lito uscia, de la corte d'Alcina eran tre donne, che le conobbe ai gesti ed alle gonne.
Venti bandiere ai venti avea suo stuolo, Che, lui seguendo, di Panfilia uscìa; E trenta quel, ch'abbandonato il suolo Fertil di Licia, appresso lor sen gìa; Erane Arsace il guidator, che solo A bei raggi del sole un occhio aprìa, L'altro in battaglia incontrò notte oscura, Ed ei per gloria i danni suoi non cura.
Allor temett’ io più che mai la morte, e non v’era mestier più che la dotta, s’io non avessi viste le ritorte. Noi procedemmo più avante allotta, e venimmo ad Anteo, che ben cinque alle, sanza la testa, uscia fuor de la grotta. «O tu che ne la fortunata valle che fece Scipïon di gloria reda, quand’ Anib
E Cirïatto, a cui di bocca uscia d’ogne parte una sanna come a porco, li fé sentir come l’una sdruscia. Tra male gatte era venuto ’l sorco; ma Barbariccia il chiuse con le braccia e disse: «State in l
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