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Aggiornato: 24 giugno 2025


Tranne il cappello, che fra veli e piume e spilloni, era di una complicazione ammirabile, tutto il resto era semplice: una gonna nera, un'ampia giacca di lontra, nel cui mezzo era posato un cespuglio di violette finte: finte, ma non importa! Tutta la leggiadra creatura odorava di viva viola, di fresco mughetto, di pura lavanda.

Nella stanza vicina però risuonava incessante il clic clac delle palle da bigliardo, urtantisi continuamente sul panno verde, e un incrociarsi non meno insistente di voci mascoline. Olga era avvolta in un'ampia veste da camera di cachemir rosso cupo, e il suo collo spariva nelle pieghe intralciate d'una grande sciarpa di trina fiamminga.

Lo ritroviamo infatti seduto in un'ampia poltrona, vestito il più leggermente che sia possibile, vicino a una finestra del terzo piano di una casa pulita e affatto moderna, in una via tortuosa d'uno dei vecchi quartieri.

Vestiva lindo, ma severo; portava un'ampia cravatta bianca che gli fasciava due volte la gola, e le cui due punte giungevano a stento a riunirsi in un piccolo nodo davanti; aveva un panciotto verde a rigoni, un ampio soprabito col bavaro di pelo e faceva passare continuamente da una mano all'altra una lunga canna di zucchero sormontata da un grosso pomo dorato.

La sala della Quistione era un'ampia stanza quadrangolare, la cui vôlta era sostenuta da grossi e ruvidi pilastri; non avea finestre; solo vi si vedevano due porte, l'una che da uno stretto corritoio metteva quivi entro, l'altra, chiusa da grandi spranghe di ferro, che dava ingresso ad un carcere sotterraneo.

Ma gli oscuri fatti da ultimo narrati avevano un eco anche ne' dorati appartamenti, ove non di rado trovansi a fronte il vizio cortigiano, e il bachettonismo intollerante. In un'ampia sala terrena del palazzo dell'Illustrissimo s'accoglieva, la domenica dopo quella in cui Damiano fu preso e messo prigione, un circolo di dame e cavalieri più dell'usato numeroso e magnifico.

Una lampada ardeva sul tavolino; il letto chiuso nei veli della zanzariera, che tenevan Loredana come in un'ampia rete, e i mobili di mogano lucido sui quali splendevano le serrature e le borchie d'argento, e le due finestre debolmente illuminate dalla fiammella del lampione ch'era innanzi alla casa, e le poltrone di stoffa a larghi fiori di velluto in rilievo, tutto era accarezzato come da un raggio lunare, per la lampada che aveva il globo intensamente azzurro.

I cocchieri bestemmiano Per le marmoree vie... E salutano agli angoli I Cristi e le Marie. Spesso la fame, squallida Larva, i tugurii invade... E cogli aranci i pargoli Giuocano nelle strade. Oggi si muta in ghiaccio L'umor delle fontane... E le camelie sbocciano Col sol della dimane. Ogni edificio è un'ampia Mole che in cielo ascende... E a vivere sul lastrico Il cittadin discende.

Oh cieca cupidigia e ira folle, che si` ci sproni ne la vita corta, e ne l'etterna poi si` mal c'immolle! Io vidi un'ampia fossa in arco torta, come quella che tutto 'l piano abbraccia, secondo ch'avea detto la mia scorta; e tra 'l pie` de la ripa ed essa, in traccia corrien centauri, armati di saette, come solien nel mondo andare a caccia.

Oh cieca cupidigia e ira folle, che si` ci sproni ne la vita corta, e ne l'etterna poi si` mal c'immolle! Io vidi un'ampia fossa in arco torta, come quella che tutto 'l piano abbraccia, secondo ch'avea detto la mia scorta; e tra 'l pie` de la ripa ed essa, in traccia corrien centauri, armati di saette, come solien nel mondo andare a caccia.

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