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Aggiornato: 20 giugno 2025
Ei diè lor caccia, e dissipati a pieno, Parte i Turchi ha sommersi in mezzo l'onda, Ed or sen viene a noi come baleno A quì rinovellar strage profonda; Intanto col valor ch'avete in seno La patria in sì gran dì fate gioconda, O vero in sul morir prendiam diletto Per bella piaga, che ci splenda in petto.
Qual su schiera d'augei, che 'n ripa al fiume Gode bel sol di boreal stagione, Spronato da digiun batte le piume Con unghia ingorda il peregrin falcone: Tale infra Turchi oltra l'uman costume Se stesso avventa l'immortal campione, Feroce, atroce; e fa sanguigni i lidi Fra pianti avversi, fra dolor, fra gridi. */
Ben vi dirò, che con mirabil mano Ha gran parte de' Turchi in fuga spinta L'alto AMEDEO, sicchè per lui sul piano Ed in riva del mar rimansi estinta; Ma mentre che da noi pugna lontano, Ottoman quasi nostra gente ha vinta, Se non se quanto Folco e i duci insieme Non vengon manco a le speranze estreme.
In quest'anno medesimo si compiè la gran vergogna e calamitá della cristianitá europea; fu presa Costantinopoli da Maometto II e i turchi; e cosí finí l'imperio greco, orientale, romano, quella reliquia, lungamente superstite, della civiltá antica.
Il Taverniere, nel racconto de' suoi viaggi, ne narra la storia per quello tocca a' turchi e francesi, dal quale aveva io molte notizie per quello aspettava ad altre zecche italiane, ed è tale.
In quattro parole ne ha racchiuso l'argomento il Poeta medesimo: «Nel XII fassi battaglia fra Turchi e fra Rodiani.»
Qual, se chiudendo in sen ghiaccio rifeo Cui condensa ad ognor l'aspro Boote Con esso Arturo ad infestar l'Egeo Borea le piume formidabil scote; O quale ad atterrar novo Tifeo Fulmine piomba da l'eteree rote, Tal, d'orribili rai sparso l'aspetto, Ei colma a' Turchi di spavento il petto.
Egli guardò un cotal poco alla trista il biscazziere negli occhi, e gli rispose: Mi vennero dalle prese quando combattevamo per la fede. Per qual fede? riprese il biscazziere; perchè, salvo onore, mi pare che tu debba esserti trovato co' Turchi più spesso che con i Cristiani. E in quali mari hai tu combattuto, don Olimpio? Oh! In tanti mari... Pure, quali?
Le stanze 26, 27, 47, 50 a 71, non si leggono nella minore, e quella che nella maggiore è la 72 ed ultima del VII, nell'altra è la 25 del V, e dice con diversa lezione così: Qual su schiera d'augel, che in ripa al fiume Gode bel sol di boreal stagione, Spronato da digiun batte le piume, Con unghia ingorda il peregrin falcone, Tal infra i turchi, oltra l'uman costume, Se stesso avventa l'immortal campione: Feroce, atroce; ma tra furie accensa Su 'l risco Aletto d'Ottoman ripensa.
Nelle commedie il costume novello correva ancora, e cavalieri e dame si vedean entro con poco cervello, per l'onor, per l'amore o per la fame. E turchi in scena con un gran drappello di mogli pronte sempre alle lor brame; e dileggian gli eunuchi le schiavacce con mille detti lordi e parolacce.
Parola Del Giorno
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