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VIRGINIO. Oh figliuol mio! Trist'a me! Che nuove mi portate di lui? ove il lasciaste? ove morí? perché sète stato tanto ad avvisarmi? ammazzoronlo quei traditori, quei iudei, quei cani? Figliuol mio! Era quanto bene io avevo al mondo! O caro maestro mio, presto! Ditemelo: ve ne prego. PEDANTE. Non piangete, messer, di grazia. VIRGINIO. Oh Gherardo, genero mio!

E in essi, più che gli utopisti imprudenti, che sognavano la redenzione economica dei lavoratori, lo ripeto, non si vedevano che i traditori della patria.

E davanti a noi l'orda dei miei beneficati traditori! Ma il mio cervello è ancor pieno di astuzie sottili! Io non posso proseguire. La mia gamba è quasi morta. Il veleno l'ha tutta invasa. Bagamoio, ti consegno le pelli sacre del Sinrun, perchè tu, con le tue mani, le consegni a mio fratello. Farò ciò che tu mi comandi. Ma tu, come ti salverai?

So quel che dico, io: ripeteva Damiano. Tu sei un buon giovine; anzi, sei un uomo! tornò da capo il veterano. Ma non hai veduto quello ch'ho veduto io!... E perchè gli uomini, in certi tempi, son come le pecore, tu vai dietro al vezzo degli altri, e non ti senti il coraggio di dir forte quel che pensi.... Lo so bene anch'io, che c'è de' traditori, de' rinnegati, e peggio. E non ho forse visto io andar tutto alla c

Un giorno, finalmente, Matteo capitò egli stesso a Casalbara, accigliato, imbronciato, ma parlò soltanto con Nora, chiuso in camera con lei, in gran segreto. È venuto il giorno che non doveva venir mai se il mondo non fosse tutto una genìa volgare.... plebea d'ingrati, di traditori! Quel melenso del Vergani!

Gl'implacati di Carlo abborritori Quai tra' mortali furo? I farisei! La più abbietta genìa di traditori! Color che in ogni et

«Che cosa favella quel membruto, che, se mal non vediamo, ci pare il vincitore del torneo di Romadomandò Carlo ad alcuni suoi Baroni. «Egli brava, e minaccia....» «Egli brava!» «O sire Conteaggiunge Ghino «da quel valente uomo che siete, accettate la tregua, perchè non sempre troverete traditori che vi lascino il passo, non sempre i Saraceni che abbandonino il posto, Benevento,...»

A Farinaccio pareva di vedere rinnuovato in se il caso del patriarca Giacobbe, quando i figli traditori gli posero nelle mani la vesta insanguinata di Giuseppe, ed egli ebbe a dir loro: grazie! Partiva col cuore lacero, e il prete mascagno presumeva avergli dato ad intendere che lo aveva vinto.

Olimpio obbediva. Francesco Cènci rimasto solo, forte si stropicciava le mani in segno di profonda soddisfazione, e con parole rotte favellava: Stamane fu pasqua. Questo si chiama vivere davvero! Un parricidio tramato, un ratto ammannito, un furto ed uno incendio apparecchiati; poi i traditori traditi, e per giunta fatto cascare un santo. Finchè io sto in questo mondo il diavolo può andarsene in villeggiatura. Io sono il rovescio di Tito: costui gemeva se passava il giorno senza fare qualche bene: io arrovello se non ho commesso una ventina di mali. Tito! Cerretano di umanit

Mai no! per la santa messa di Pasqua che ci deve comunicare, mai no, sclama irritato il principe di Salerno, il quale, a misura che l'oratore parlava, si andava corrucciando nel volto e digrignava dei denti ferocemente. Hanno forse dimenticato quei traditori che assassinarono nostro padre sulla spiaggia deserta del mare come un miserabile pirata?