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Aggiornato: 13 giugno 2025
Bene, bene, me ne vado, concluse Clarice. Si alzò e si avviò verso l'uscio, per recarsi nella sua camera; ma l'albergatrice aveva voglia di chiacchierare, e riprese: Che ne dice? Di che? Ma di questa partenza. Ha visto com'era disfatta la signora contessa? Che ne dice, lei? Io? Io ho l'abitudine di non impacciarmi degli affari altrui, sentenziò la Teobaldi.
Filippo sorrise, prese una mano della Teobaldi, la tenne un istante fra le sue, e rispose: Lei è molto buona, cara signora, e vuole impedirmi di ringraziarla. Ma creda che, comunque le cose finiscano, io non dimenticherò mai, mai, ciò che lei ha fatto per me, per tutti e due! Le dico: io servo il mio cuore, e nessuno mi deve nulla. Se permette, quando avrò notizie, verrò a portargliele.
Levò la sinistra dal grembo e si mise a giocherellare col laccio argenteo del tovagliolo; gli occhi della Teobaldi le si fissarono sulla mano e il suo volto carico di biacca non disse nulla. Canto per diletto, da povera vecchia, seguitò malinconicamente.
No, è la mamma, la mia mamma! esclamò gioiosamente Loredana. La Teobaldi fece un inchino alla signora De Carolis, che la squadrò con un'occhiata, non rispose al saluto, ed entrò nell'albergo, seguita dalla fanciulla. Quando giunsero alla camera di Loredana, Emma, appena varcata la soglia, si volse e chiuse l'uscio a chiave.
Torniamo indietro. Su, su, coraggio! disse la Teobaldi, che tuttavia non era meno inquieta della sua giovane amica. Non siamo lontane. Ella stentava ad agguagliare il passo di Loredana; ma correva aiutandosi con qualche piccolo salto, facendo sobbalzar tutta la sua povera carne. Presto! diceva Loredana quasi ad ogni passo. Non ci segue nessuno?
Ed era, per seguitare, quando la porta s'aperse e comparve la signora Emma, seguita da Clarice Teobaldi, col cappellino alla cacciatora. Ah, è lei! disse Emma, vedendo Adolfo, che s'era levato in piedi. Mi era parso di riconoscere la voce.... Non aggiunse parola per lui; poi si rivolse a Loredana: Lori, questa signora dice che tu l'aspettavi....
Ma si tacque, non parendogli di poterla trattare, di punto in bianco, da ambasciatrice in un'impresa così delicatamente intima. La Teobaldi diede fondo alla tazza, mangiò ancora un paio di biscottini. Sono baicoli, specialit
Ma la Teobaldi si destò di soprassalto dal suo sogno. Aveva udito la voce dell'ostessa, la quale stava ritta sul limitare, e le diceva: Che le viene in mente, signora Clarice? Bisogna chiudere, qui, perchè mi hanno affidata tutta la roba.... Non penser
Ella sedette presso la tavola, di fronte a Loredana, la quale non sapeva che cosa dire e che cosa fare. Oh ecco il pianoforte! esclamò la Teobaldi. Lei suona il pianoforte? No, rispose la fanciulla. Peccato! Io suono e canto. Ah sono stata una cantante, modestia a parte, coi fiocchi; e compongo anche; ho delle romanze scritte da me. Tamagno ne ha cantata una l'anno scorso.
Ma perchè si era trattato sempre di donne conosciute tra i gaudenti o saldamente legate ad altri, i suoi di casa s'eran guardati dall'occuparsene e dal fargliene parola. Un giorno gli fu annunziata la signora Clarice Teobaldi.
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