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Clarice non credeva alle proprie orecchie; le maniere cortesi di Filippo, l'accoglienza gentile, l'invito a dargli mano, la mandavano in visibilio. Ella squadrò l'ostessa, ch'era rimasta in disparte, e rispose: Io sono molto onorata, signor conte.... Filippo la precedette sulle scale, arrivò al primo piano, aperse, fece entrare la Teobaldi, richiuse.

Allora Clarice non si rattenne, allungò le braccia, si strinse Loredana al petto, baciandola sulle guancie impallidite. Addio, tesoro! Addio, bellezza! Che la Madonna l'aiuti.... Sentendo in quell'abbraccio il calore d'una affezione sincera, d'una simpatia verace, Loredana si liberò dalla stretta dolcemente, e sorrise con malinconia. Che la Madonna l'aiuti! ripetè Clarice.

«Folletto», che ne dite? chiedeva Loredana qualche volta alla Teobaldi. «Folletto» era il nomignolo che Loredana aveva scelto per Clarice in memoria del famoso galop di Sirmione.

A poco a poco, quasi svegliandosi da un terribile sogno, Loredana si rimise e cominciò a credere che Filippo non fosse minacciato da morte imminente. Ma non appena il chirurgo si congedò, essa volle udire il racconto della scena, e Filippo dovette raccontare, mentre Clarice Teobaldi pensava alle più belle pagine del teatro melodrammatico.

L'insolenza del giovane l'aveva così esaltata che quel pomeriggio medesimo, invece di tornare a casa, aveva raggiunto Clarice Teobaldi, e alla mamma aveva scritto ch'era a Venezia, ch'ella non temesse, ma che ormai «il suo destino la chiamava». Così Clarice era diventata la dama di compagnia di Loredana; e Loredana l'amante, alla faccia del sole, di Filippo.

Bisogna ch'io la riveda, e che le parli. Bevve alcuni sorsi, e, incoraggiata dalla simpatia che risvegliava nell'animo di Filippo rievocandogli l'amante perduta, Clarice riprese: Ma le pare, conte, che le cose possano andare avanti a questo modo?

Trovò la Teobaldi in cucina; parlava sommessamente con l'albergatrice, presso la tavola, sulla quale eran disposti i piatti e le posate sporche. Loredana s'affacciò alla soglia, e con voce che fece dare un sobbalzo alla Teobaldi, chiamò: Signora Clarice!

Ci siamo! disse improvvisamente Clarice. Loredana alzò gli occhi, e riconobbe il palazzo Vagli, balzato fuori dall'ombra come per magìa; largo e tozzo, ammantellato nell'oscurit

Ma la Teobaldi si destò di soprassalto dal suo sogno. Aveva udito la voce dell'ostessa, la quale stava ritta sul limitare, e le diceva: Che le viene in mente, signora Clarice? Bisogna chiudere, qui, perchè mi hanno affidata tutta la roba.... Non penser

Clarice intuì ch'egli era caduto di nuovo in preda al dolore e ai ricordi, e non volendo riuscire importuna, si studiò di lavorar presto, senza chiasso, ma con precisione.