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Aggiornato: 18 giugno 2025
Dunque...: Ma sei ben certo che il marchese lo abbia chiamato e sia seco disceso? Non c'è dubbio... Il conte diede in quella i primi segni di riaversi, e tutti tacquero. Tutto è perduto! egli replicò poi con voce profonda e come se parlasse tra il sonno, e poco dopo aprì gli occhi e si alzò.
Ma tutto ha fine quaggiù; anche il pianto, quantunque egli sia il più copioso dei retaggi lasciati dal vecchio Adamo ai suoi figliuoli: onde per ultimo entrambe si tacquero. Il cuore di coteste donne ha bisogno di riposo per sentire un nuovo dolore.
La tua casa è pronta? chiese, per dir qualche cosa. Non ancora! rispose Bruno. Tacquero di nuovo. Era impossibile parlar di cose comuni. Avevano bisogno ambedue di raccogliersi e di meditare. Nicla stava aggomitolata, meglio che seduta, in un angolo del divano. Bruno trovò il suo sgabelletto e lo portò ai piedi di Nicla. La donna fece un gesto istintivo, come per respingerlo.
Ambedue tacquero, e per alcuni istanti non s'udì che il grave passo del drappello. Ma di lì a poco due fra i seguaci ruppero il monotono silenzio e parlarono assai rapidamente questo dialogo: Senti, Sandro, credi che la vittoria sar
Quindici giorni, ripetè per la ventesima volta Antonio. Un mese! ribattei. Questa volta la doppia risata che accompagnava inevitabilmente i termini della nostra scommessa, fu così sonora che gli insetti tacquero ad ascoltarla.
Spaventati però dal destino toccato ai primi che osarono consigliare un accordo cogli assedianti si tacquero, e patriotti sinceri e leali accettarono la causa abbracciata dai loro fratelli per quanto la estimassero disperata, e la difesero con tutto l’ardore di cui erano capaci i loro cuori nobilissimi.
Il conte Roberto crollò il capo, disapprovando quel tono impertinente; poi si fece forza, e disse con rammarico: Non ci comprendiamo. Non ci comprendiamo, ripetè Filippo. I due uomini tacquero un istante, poi arrivati in fondo alla Piazza, all'angolo della Merceria dell'Orologio, si strinsero la mano e si lasciarono freddamente.
Quasi tutti parlavano. Quando entrò Vittor Hugo tutti tacquero. Egli sedette vicino al camminetto, sopra un sof
Poco dopo udirono un suono confuso di voci. I mulattieri rinnovarono le loro grida; ma le voci tacquero, ed il lume sparì.
Ella ebbe un sorriso così profondo, così enigmatico che lo scosse. Poi, tacquero. Passò del tempo, così. Confusamente, ogni tanto, nella mite e intima delizia di quella solitudine, di quella vicinanza, ella sentiva tremare, talvolta, nella sua, la mano di Massimo; e talvolta, sentiva il respiro di lui affannarsi. Allora levava le palpebre a guardarlo: lo trovava intento a fissare il suo volto, intensamente, con tale un ardore concentrato di visione e di attenzione, che non aveva ella mai scorto. Il tempo passava, sulle loro teste vicine, sulle mani dalle dita intrecciate, immobilizzati in quell'atteggiamento. E ad essa sembrava d'immergersi in un sogno lungo, senza fine, che ricominciava sempre dal principio, dove passavano sulle sue mani dei baci leggieri come un soffio, dove carezzava i suoi capelli una mano molle e lenta, dove un acuto profumo di fiori che si appassivano, le saliva al cervello, dove una voce ripeteva il suo nome, sempre, con la profondit
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