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Aggiornato: 2 giugno 2025
Fai bene, sai! disse Giacomo, carezzandone accortamente i pensieri, mentre la traeva dolcemente a sè, per ravviarle i capegli sulle tempie. Egli non intende l'amore; è di tempra volgare; desidera, non ama. Ed io t'amo. Sei bella, soggiunse, notando un misto di sorpresa e d'incredulit
Rispuosemi: <<Cosi` com'io t'amai nel mortal corpo, cosi` t'amo sciolta: pero` m'arresto; ma tu perche' vai?>>. <<Casella mio, per tornar altra volta la` dov'io son, fo io questo viaggio>>, diss'io; <<ma a te com'e` tanta ora tolta?>>. Ed elli a me: <<Nessun m'e` fatto oltraggio, se quei che leva quando e cui li piace, piu` volte m'ha negato esto passaggio;
GERASTO. Cosí potessi fartene veder l'esperienza! ESSANDRO. Cosí io potessi farla vedere a tua figlia! GERASTO. Che dici di mia figlia? ESSANDRO. Dico che essendo serva di vostra figlia, mi dovreste amar da padre. GERASTO. T'amo piú di tuo padre assai, e d'altro amor che non farebbe tuo padre o fratello. ESSANDRO. Voi dite cose triste, mi fate vergognare: mi vo' partire.
Ti fa male ancora? domandò il giovine con un fil di voce. No, mormorò lei. E stettero così, palpitanti, in un rimescolio pieno d'incanto. Ma egli si fece più ardito; le cinse la vita con un braccio; senti ch'essa s'abbandonava e la strinse appassionatamente. T'amo.... mormorò con voce tremante. T'amo.... La fanciulla trasalì.
Hai pur questo tuo pecco, come le donne, di voler morire d'ogni picciola cosa e avere in cima, come lo sputo, il pianto. Se non fosse ch'io troppo t'amo e del tuo mal m'incresce, in fine al cuore avrei or con fatica ritenuto le risa. È pur vergogna tanta viltá. CRISAULO. Dico che n'ho per sette de' buon consigli. Ma questo non basta: ché bisogna pazienza; di che i santi mancan talora.
T'amo, t'ho amato sempre, sono stata sempre tua, sconto con quest'inferno un minuto di debolezza, intendi?, un minuto di debolezza.... È la verit
VIGNAROLO. O Armellina cara, quanto ho desiderato vederti! prego il ciel che vi possa veder con un occhio, se non ho desiderato vederti! Vorrei che mi vedeste il cuore aperto, ché conoscessi quanto t'amo. ARMELLINA. Volesse il cielo, massime per mano del boia! VIGNAROLO. Lascia almen che ti baci in fronte come figlia. ARMELLINA. Basta la buona volontá; ma io vo' baciarti i piedi.
Ahi, lasso me: perché, perché non lice mostrar aperto il cor? perché disdetto m'è 'l dir ch'io t'ami, se cotanto t'amo? Perché disdetto a te l'amar chi t'ama?
Ah! gridò egli, colpito da quelle parole, e più dall'accento con cui erano stato profferite. -Tu m'ami dunque, o Fiordalisa! Mi ami... come t'amo? La bella creatura gli volse uno sguardo in cui si dipingeva tutta la confusione dell'animo suo, e cadde perduta nello braccia dell'innamorato Spinello. Ore soavi, ore di cielo, chi potrebbe descrivere la vostra dolcezza infinita?
In una lettera del marzo 1806 diretta da Parigi al Pagani, il Manzoni si esprime così. "Scrivimi presto, te ne prego per me e per mia madre, che legge le tue lettere coi miei occhi. Ella t'ama quanto io t'amo. Ella è continuamente occupata.... ad amarmi e a fare la mia felicit
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