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Aggiornato: 3 maggio 2025


Se parlo a l'altre dame e tu presente In disparte tacendo te ne stai, Te anelo e chiamo e stringo e bacio in mente, E tu in mente ne godi che lo sai. Parlo altrui non so che, sorrido e soffro, Chi mi parla non vedo e non ascolto, Tutta l'anima mia con gli occhi t'offro Quando mi doni un lampo del tuo volto.

«Dio mio, come mi batte il cuore pensando che lo sarai! Ti abbraccio, mi stringo a te nel pensiero, ti amo tanto e sono tanto felice che ne soffro.» «5 luglio. «È l'alba e io scrivo presso la finestra aperta, per aver luce. Non ho potuto dormire, ma ho riposato e l'aria così pura e fresca mi ristora, mi d

E dopo una pausa: Anche lui chi sa dov'è, poveraccio! L'accento di quest'ultima frase era così buono che Garibaldi commosso gli tese la mano. Che cosa vuole? rispose Pio Nono imbarazzato da quel gesto. Garibaldi sono io: vi stringo la mano, non posso ringraziarvi altrimenti.

Me manna Nino, Che siccome sta male, lui nun . Dice: Va bene; quello è er camerino, Drento ce so' li panni. Questo? No, Quell'antro appresso. Sopra a un tavolino C'era 'na monturaccia co' 'n giaccò, Me l'infilo, me stringo er cinturino, Dico: Dove ho d'ann

Or che farò? se 'n Colco unqua ritorno, Da quei Regi il mio biasmo ecco cantarsi; Se nel Regno di Rodi io fo soggiorno, Pur oggi i falli miei vi fian cosparsi, Ed udralli Ottoman; cotanto scorno Non è da sofferir per Anacarsi; E se contra il desir stata è mal forte, Emenda farne le convien con morte. Ma perchè m'abbandono? a che non stringo La spada, e volgo il piè su quelle arene?

E quando accorresti al fianco della mia sciagura, non al mio fianco, riconobbi il tuo passo, indovinai i tuoi movimenti, compresi che eri tu l'angelo del conforto; ma non osai sperare di più. Ed ora che tu stessa me lo dici, che ti stringo fra le mie braccia, anche ora temo di fare un sogno troppo bello e mi domando che ho fatto io per meritare l'amor tuo.

Fu prima Marcellina a sciorre quella soffocata ambascia, più avendo mente ov'ella si fosse, più la giovanile timidezza ponendo freno al suo sentire, disperatamente dimandava lo sposo e aperto manifestavagli l'interno affanno. Dunque io che ti amo, cui solo era dolce il pensiero di teco vivere i miei , io sarò cagione della tua morte?... e tu che ora qui palpiti a me vicino, che stringo con tanto amore al seno, che mi ami, tu, mio Girani, mio sposo... dovrai?... oh Dio! ahi disperato pensiero! ed io in tanto?... io sola?... Ah no! ch'io teco divida questo istante funesto... io t'infonderò coraggio, e mi sar

Io la prendo, la stringo, la bacio, la stritolo. Implora piet

È permesso? Avanti. Oh, signor Morelli! che buon vento?... È la signora Wilson madre, che mi accoglie con tanta cortesia, levando gli occhi e la mano dal suo telaio da ricamo. Stringo quella mano che ella mi offre, e prendo la sedia che mi addita vicino a lei; una sedia ancor calda delle fiamme di Filippo Ferri. Egli stesso vien subito in ballo.

Sii più continente o buona notte ai vostri voti! Ve lo prometto, o mio signore. La bianca e fredda neve virginale ch'io stringo al petto, spegne entro le vene ogni ardore. Sta bene. E tu, Ariele, vieni e un rinforzo arreca. È meglio avere qualche spirito in più. Vieni. Le lingue trattenete ed aprite gli occhi. Attenti. Entra IRIS.

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