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Aggiornato: 18 giugno 2025


GERASTO. Io gli ordinarò or ora un serviggiale, e per oggi gli faremo far dieta, che gli sará utile, che per domani stará meglio. MORFEO. Padre ca... ca......aro, quella lupa che mi ha roso la ca... ca... carne, mi è rimasta in corpo, e mi tanta fame che non vorrei far altro che ma... mangiare e ca... ca... caminare. GERASTO. Voi dovete esser molto stracco del viaggio.

Or stracco di stupir non piú m'indugio: ma, vòlto il passo ad un pratel che d'ape tutto risona, dando a lor rifugio l'aura dolce come i fior le dape, mi si presenta ratto in bella gonna, ch'esce d'un bosco, sola e grave donna. Presta ne' gesti, e di sguardo matura, ma piú d'augello ne l'andar spedita, ha vesta bianca, gialla e di verdura, e ciò che 'ncontra tocca e dálle vita.

REPETITORE. Aspettate, ché nunc venio. MASTRO ANTONIO. El voio aspettar a ogne modo. Trin, trin, trin. REPETITORE. Bona dies, Dominatio Sua. MASTRO ANTONIO. A no sudo, no; a so' be' stracco. Che xe del mistro? REPETITORE. È andato a negoziare. MASTRO ANTONIO. Ello me disse che mi vegnesse a zercarlo. REPETITORE. Se volete venire in casa, fate voi. MASTRO ANTONIO. , de grazia: ve nne priego.

GUGLIELMO. Sian benedetti i cieli che mi vi tolsero dinanzi, ché mi avevano stracco con non so che vignarolo o che argento! Tic toc. ARTEMISIA. Chi batte, olá? GUGLIELMO. O Artemisia, figlia cara, aprimi, che sii tu benedetta! ARTEMISIA. «Figlia cara», dice il furfante: ah, ah, ah! GUGLIELMO. Non conosci il tuo padre Guglielmo? ARTEMISIA. Chi Guglielmo? GUGLIELMO. Chi Guglielmo? tuo padre.

PIRINO. Andando voi a diporto un giorno al Molo, quando il vedeste e foste veduta da lui, gli riempiste gli occhi di tanta meraviglia che non potean saziarsi di mirarvi; perché, mentre si fermavano a contemplar una parte e, come inveschiati da quella, non sapevano dipartirsi, un'altra lo sollecitava e violentava e strascinava a , e prima che si fermasse in quest'altra, un'altra se ne offriva, che con altra tanta forza a lo tirava; talché vedendosi egli stracco e non potendo mirar tutte, confessò esser vinto e desiava esser tutto occhi per potervi mirar a pieno. pensava altrimente che ogni vostro atto pungessi e che ogni vostra parola attossicasse, che voi portaste la morte nascosta negli occhi; onde senza accorgersene ponto trovò che le spine velocissime erano discese al petto e il veleno nel core, e che non era piú vivo: cosí vi parlò con gli occhi chiedendo pietá, e voi accorgendovi di ciò con un picciol riso gradiste la sua affezione. Vi seguí fin a casa, e nel dispartirsi, nel vostro bel viso restò lo spirito e l'anima sua impressa, e se ne portò la vostra imagine scolpita nel core. Cosí seguendo ad amarvi, come voi v'accorgeste che dagli occhi vostri come da due stelle era girata la vita sua e dalla vostra anima dependeva la sua, non prendendo solazzo delle sue pene e afflizioni, come sogliono alcune vilissime feminelle, ma come vera gentildonna or rallegrandolo con speranze, or rammorbidendolo con le promesse, or fingendo non accorgervi delle sue pene, or dilatando le promesse, l'avete trattenuto vivo sin adesso. Onde egli conoscendo che in voi come in proprio albergo albergavano bellezza, onestá, bontá e ogni lodevole costume, vi fe' libero dono dell'anima e della sua vita.

VIGNAROLO. Oh canchero! che mi hai fatto cadere, m'hai stroppiato! ARMELLINA. Venite in casa a far collazione, ché sète stracco e ne dovete aver bisogno. VIGNAROLO. Sappi, Armellina mia, che d'ogni minima cosa mi doleva, quando mi sommersi, di non aver a vederti mai.

A suo bell'agio al romitorio arranca, laddove giunto, ansando come un bracco, si metteva a seder sopra un panca, dicendo ad un romito: Oh Dio! son stracco; io sento il respirar proprio mi manca: da Parigi qui vengo a piè per voto l'abate santo a ritrovar divoto. Io sono un cavalier de' principali, e vi prego a chiamar l'abate vostro.

Il suo andare era lento ed un po' stracco. Trascinava il passo come la gente distratta, la quale si cura poco della terra cui calpesta e del mondo che la circonda. Era molto pallido. Ma s'indovinava di un'occhiata, che quella pallidezza, pur non essendo affatto naturale, non era una pallidezza completamente malaticcia, sopra tutto quel pallore sinistro che denunzia il vizio od il rimorso.

Voleva dimostrarmi che non amava essermi di aggravio, che lavorava volentieri per la sua bambina, che il dolore non toglie ma infonde energia, quando c'è uno scopo nella vita; ma io, al contrario, chi sa perchè? mi sentivo stracco, svogliato, isolato nel mondo, come se colla morte del povero Battista mi fosse morto un braccio.

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