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Aggiornato: 24 giugno 2025
Giuliana anche dormiva, ma con la testa abbandonata alla spalliera, con le mani posate lungo i bracciuoli. I suoi lineamenti s'erano come distesi nella dolcezza del sonno; ma la sua bocca conservava una piega triste, un'ombra d'afflizione: socchiusa, mostrava un poco della gengiva esangue; ma alla radice del naso, tra i sopraccigli, rimaneva il piccolo solco scavato dal grande dolore. E la fronte era madida: una stilla rigava lenta una tempia. E le mani, più bianche della mussolina da cui escivano, parevano confessare con la loro posa esse sole una immensa stanchezza. Su nessuna di queste spirituali apparenze io mi fermai come sul grembo che conteneva ormai l'essere gi
1 Quantunque debil freno a mezzo il corso animoso destrier spesso raccolga, raro è però che di ragione il morso libidinosa furia a dietro volga, quando il piacere ha in pronto; a guisa d'orso che dal mel non sì tosto si distolga, poi che gli n'è venuto odore al naso, o qualche stilla ne gustò sul vaso.
E non bagnava Il suo mesto parlar stilla di pianto, Ch'è pur sì dolce a chi racconta i mali: Ma gli occhi aperti e cristallini tutta Rinfrangean la mestizia del deserto, Ove più non ritorna ombra di bella Cosa passata e sol vi regna il nulla Che ripensa sè stesso.
Ella così cantò. Sul limitare Appresentossi un pellegrin. Dai muti Sottoposti sentieri, a stilla a stilla Bevuta avea la volutt
Tenga egli seco i suoi mastini, tenga il suo Sfolcada Melik; non chi sentesi nelle vene stilla di sangue italiano».
Sia; patite difetto di cose necessarie alla vita? Ebbene, ricorrete agli opulenti prelati. Forse non ebbero assai? Ma che volete da noi, l'ultima stilla di sangue? Andate, picchiate ai palagi dei Vescovi; bussate alle porte degli Abbati... bussate, vi dico, e vi sar
Tu sai come maturi entro il suo solco L'opra dell'uomo, che non dorme al rezzo: Sai come, esempio al pigro, anzi rampogna, Il miel dall'arnia che più freme fili: Rompe il sasso la stilla e schiude il ferro Alla marmoree ninfe il passo e il volo: Sai come scorra, spola entro il traliccio, L'umana volont
"Da una terra di sogni, ove non giunge "Che il sospir delle madri, a te ritorno, "Madre egli dice. Ivi l'eterno ulivo "Della pace frondeggia e a te un germoglio "Ne reco intesto a una stillante lama "Prendi, mia cara, e nella sacra terra "De' padri miei la morbida radice "Spargi ed il pianto delle oneste donne "Le sia ruscello. A seminar l'ulivo "Ti porgo il ferro della fredda lama, "Che penetrò quest'ossa e vi si ruppe. "Ove del bianco ramo esce in tenera "Ombra, rinasce il suon delle canzoni, "Danzano i cuori, il negro sen la terra "Schiude al tesoro del crescente pane, "Ritorna il lento faticoso ardire "Del ben oprare, che il furor di pochi "Sgomina spesso e il vaniloquio assorda: "Dell'umano alvear vola il ronzio "Lieto, frequente, a sparger la dolcezza "Che il sacro fiore della vita emana. "Olio stilla il bel ramo e il lume scende "Dalle lampade ai libri, ai miti altari, "Alle nebbie dei secoli. Di questo "Amabile arboscel sparsa la via "Fu di Cristo quel dì che al mondo sparse "La nuova legge, ah non compiuta, e invano "Scritta nel libro, o sacerdoti, e in oro "Scolpita invan nelle marmoree imposte, "Se vivente non sia legge dei cuori. "A voi madri, a voi spose, a voi sorelle, "Serbato è il seminar questa di pace "Viva radice all'ombra dell'amore, "Che per voi crescer
L'anima gloriosa onde si parla, tornata ne la carne, in che fu poco, credette in lui che potea aiutarla; e credendo s'accese in tanto foco di vero amor, ch'a la morte seconda fu degna di venire a questo gioco. L'altra, per grazia che da si` profonda fontana stilla, che mai creatura non pinse l'occhio infino a la prima onda,
Cinge la sorda terra una nervea Rete, che spasima e pianto stilla: Palpita il mondo del nostro palpito Alla scintilla. Così la Mente d'un invisibile Nume la cieca materia avviva, E a noi da cieli inaccessibili La voce arriva. Tolti gli indugi, muore più rapida L'ora felice; ai tardi mali, Tu dei viventi forse il più misero, Hai dato l'ali.
Parola Del Giorno
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