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Aggiornato: 26 giugno 2025
Ero giunto all'altura su cui sorge la Certosa di Trisulti: essa si trova sul largo altipiano delle magnifiche montagne che le si aggruppano intorno. Uno splendido bosco di quercie mi toglieva ancora la vista del convento.
Roberto avea consentito di vivere con Diana e il Venosa. Ma passava il più del tempo, anche nel cuor dell'inverno, solitario in una villa del Venosa. Andava spesso nella cappella di Mondrone, di cui i campi e lo splendido parco erano stati venduti ad altri proprietari, e ripensava al giorno in cui v'era entrato per sposare Enrica innanzi al vecchio abate.
Alle 10,35 eravamo sulla vetta, avendo impiegato 1 ora ½ dalla base delle roccie. Il tempo splendido e la vista estesissima ci invitarono a una lunga sosta, e solo alle 12,20 riprendemmo la via del ritorno. Nella discesa, essendoci tenuti troppo sulla destra, per trovare una scorciatoia più interessante, ci impigliammo in difficolt
Scese il generale ad ascoltare la relazione delle gesta della valorosa divisione nella battaglia decisiva del 1.º ottobre. Garibaldi e il suo quartier generale, Bixio e i suoi uffiziali superiori, componevano uno splendido gruppo sulla fronte della divisione, che distesa per battaglioni non occupava tutto l'immenso cortile.
Di repente al fascino Di tua fiorente giovinezza audace Fuggì mia speme a vol; E il mio splendido sogno infranto giace, L’ali spezzate, al suol. Se tu sapessi come punge l’anima L’acuta spina d’un dolor profondo, Quando fugge l’amor.... Come par vuoto e desolato il mondo. Quando negletto e senza meta è il cor!...
Tranne i pochi rimasti fedeli al Ministero, tutti i deputati si levarono ad acclamar l'oratore. La seduta è sospesa per dieci minuti disse il Presidente. E soggiunse per ossequio al regolamento: Prego le tribune di far silenzio. Intanto i colleghi si affollavano con braccia aperte o con mani tese intorno a Varedo, prodigando gli epiteti ammirativi. Splendido! Superbo! Stupendo!
Ma splendido! Ma magnifico! gridarono tutti. E lo zio Giacomo e Nino applaudirono battendo le mani lungamente, come se fossero a teatro. Quando smisero, la signora Avory disse: Quelle ultime righe mi piacciono meno. Non si capiscono bene. Ma naturalmente, in poesia questo non importa. E tutti furono d'accordo con lei, che per la poesia tutto va.
Va, chiama il tromba, fa che lo squadrone si raduni e salga in arcioni, e precipitati a galoppo sfrenato dietro il fuoco fatuo, ch'io ti darò per guida.» E, così dicendo, percosse il suolo con la magica bacchetta criselefantina, mormorando: Da le profonde viscere Di acquitrinoso suolo, Levati, o fuoco fatuo, Splendido e ratto a volo.
Ma poi... non glielo volle stampar nessuno; nemmeno il giornaletto letterario, al quale era abbonato, e che lo aveva trovato splendido, ma troppo lungo.
E gli raccontò quel che aveva veduto. Il su Menico portò la mano destra alla bocca, e si attaccò un morso in un dito. Uno splendido sole di marzo illuminava la campagna: tirava una brezzolina pungente. Il su Cicco, dondolandosi sulla sua robusta cavalla baia, faceva la solita girata per il bosco. Si sentì un colpo. M'ammazzaru!... gridò il campiere, e cadde da cavallo.
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