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Aggiornato: 26 giugno 2025
Ecco, superbo ascende il fior de l'agave, Arde nel cielo splendido il mio sol; Ebbra di fuoco, ebbra di luce l'anima Spande l'ali e in tempesta agita il vol Se lunghe, amare furono le tenebre, Degna è quest'ora tutto di soffrir. . . . . . . . . . . . . . . No, cuore mio, sta tranquillo, non si cambiano; il tuo primo getto della gioia infinita, eterna, non si tocca più.
Seppi poi, che s'impiegò al mio arresto tutto l'esercito di mercenari papalini, che i nostri bravi si batterono disperatamente per liberarmi ma sopraffatti dal numero e quasi tutti feriti si ritirarono in buon ordine. Istupidito chiesi a più riprese la morte. Invano! il gran trionfo di quel prode esercito era più splendido se mi avevan vivo ed incatenato.
Andreino aveva mandato avanti un telegramma a Cresti che avvisò le persone di servizio e fece aprire la casa. Per evitare a Ezio il su e giù del battello a vapore, ad Argegno avevano presa una barca con due buoni rematori che in breve tempo li portarono alla punta del Barbianello, dove giunsero sull'ora d'uno splendido tramonto.
Intanto questo grasso lucido che ci ha sempre seguito e accompagnato, vuole oramai che si parli di lui; deve però avere ancora un tantino di pazienza, perchè abbiamo da vedere ancora un altro spettacolo curioso. Venite meco, o lettori, sulla piazza di S. Giovanni in Laterano, e ricordate che siamo nello splendido mese di giugno; qui deve svolgersi una gran processione: vi saranno tutti gli ordini religiosi, innumerevoli confraternite, parecchie belle ragazze con coroncine d'argento in capo, e abiti che non sono cuciti, ma tenuti insieme unicamente a forza di spilli come un mosaico; vedrete croci gigantesche oscillare nell'aria, non sostenute dagli uomini che le portano, ma che si appoggiano soltanto su di una borsa di cuoio che i portatori recano sul petto, e ciò malgrado son maneggiate con tale destrezza che ogni giocoliere invidierebbe. Questa processione sterminata passer
Ma venne l'ombra, la tavolozza del mare si annebbiò, il cielo fu violetto, poi grigio, poi bruno; lo scoglio si ammantò di nero. Ella si scosse, alzò la testa, si trovò sola, nella notte; in una notte che le era entrata nell'anima. Nulla più rimaneva dello splendido passato; nulla più del rosso tramonto: ambedue erano scomparsi nella oscurit
Il tempo era bellissimo. Si desinò colla tenda aperta, e per tutto il tempo del desinare, i cavalieri di Had-el-Garbia festeggiarono l'ambasciata con cariche clamorose, rischiarate da uno splendido tramonto di sole. A tavola sedeva dinanzi a me Mohammed Ducali. Ebbi modo per la prima volta di osservarlo attentamente.
Mostrato è sommariamente qual fosse l'origine, gli studi e la vita e' costumi, e quali sieno l'opere state dello splendido uomo Dante Alighieri, poeta chiarissimo, e con esse alcuna altra cosa, facendo transgressione, secondo che conceduto m'ha Colui che d'ogni grazia è donatore.
Quella linea fiera di profilo dava un carattere a tutta la fisonomia: carattere di superbia calma e solida, aristocrazia senza derogazioni, sangue puro, blasone splendido, nome altissimo. Anzi, non vi erano altri eredi del nome, poichè la principessa in tre anni di matrimonio non aveva avuto figli.
Fu, pertanto, fra queste mura, ed in principio del 1344, che Cola di Rienzo tenne discorso a Clemente VI. Il momento era splendido, adatto ad un Demostene, o ad un Cicerone; il giovane oratore aveva posto tutto il suo impegno per arrivare a commuovere il Papa e quella nobile assemblea, acquistando contemporaneamente a sè fama non peritura. Fece una pittura vivace della miseria in cui era caduta Roma, e descrisse in particolar modo i soprusi, e la prepotenza dei baroni. Questa fu la causa della sua rovina. I Colonna, fra i quali il cardinale Giovanni ch'era presente, posero il Papa in guardia contro l'ardito demagogo, e Cola rimase un certo tempo in Avignone in povero stato, oggetto di scherno da parte dei cardinali e dei grandi. Allora Clemente VI si trovò costretto a rimandarlo a Roma, nella qualit
Il cappello a tuba in capo, la cravatta nera, le mani guantate, spesso gli stivali lucidissimi; in casa poi aveva accomodato il suo studio letterario con infinita cura e lo aveva affidato alle sollecitudini, allo strofinone e al pennacchio della signora Marietta, che lo teneva lindo e splendido come un gioiello.
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