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Aggiornato: 6 giugno 2025


Ammiravate anche voi quel che sa fare questo bravo giovinetto? Avanti, su, si faccia avanti quello che ho da baciar sulle gote, e mi dica cosa pensa di Spinello Spinelli. Maestro, scappò fuori il Chiacchiera, io non so se mi bacerete sulle gote, o se piuttosto non mi allungherete una pedata; ma dico, con vostra licenza, che questo Spinello ha voluto fare un ritratto, in questo piccolo schizzo.

Permettete che io mi discolpi a' suoi occhi e poi datemi la morte, che da tanto tempo vi chiedo. Monna Cia, chiamata da lei, giunse prontamente in aiuto. Era la contadina che il giorno innanzi Spinello aveva veduta, intenta a lavare i suoi pannilini nel letto della Brana.

Comunque fosse, la cosa era strana e colpiva di stupore la mente di Spinello Spinelli. Come mai, pensava egli, come mai messer Lapo Buontalenti, che la voce pubblica diceva invaghito della figliuola di mastro Jacopo, aveva potuto amarne un'altra così presto? E che necessit

Anch'egli aveva amato Fiordalisa, ma senza speranza, prima che Spinello Spinelli entrasse in bottega di mastro Jacopo e innamorasse la bella figliuola del pittore. Per altro, avrebbe voluto che gliela rubasse un altro; il Buontalenti, per esempio, o il primo venuto tra i cavalieri d'Arezzo. Egli certamente avrebbe odiato il rivale, ma non così fieramente come un compagno d'arte, la cui felicit

Fra pochi istanti avrebbe veduta madonna Fiordalisa. Ma come avrebbe osato posar gli occhi su lei, dopo quel doloroso discorso di mastro Jacopo? Fortunatamente, dalla tranquilla accoglienza che Fiordalisa fece al futuro Apelle, gli fu agevole intendere che mastro Jacopo non aveva creduto opportuno di dir nulla alla sua bella figliuola. E Spinello gliene fu grato, perchè, libero da ogni soggezione, avrebbe potuto guardare in volto Fiordalisa, contemplarla a sua posta, e pensare tra con gioia infantile: tu non sai, bambina, tu non sai quel che so io; sarai mia, bella creatura, sarai mia; il pegno della vittoria è l

Arezzo, se nol sapete, era ghibellina nell'anima. Spinello Spinelli era un bel giovinottino, nato pittore come Giotto, e inclinato fin da fanciullo ad operare nel disegno tali miracoli, che non si sarebbero creduti possibili senza la disciplina di ottimi maestri. Jacopo di Casentino, veduti i suoi tocchi in penna, lo aveva voluto a bottega.

No, v'ingannate; rispose prontamente Spinello. La moglie dell'artista è qui. Ed accennò il cuore, dove sta di casa la passione. Avrete ragione; disse il sagrestano, inchinandosi. Purchè non si soffra, dentro. Nel qual caso, addio arte!

Intanto, nel cuore della povera bella si era fatto uno strano mutamento. L'immagine di Spinello Spinelli, che vi era così profondamente scolpita, si cancellò a grado a grado. Così presente a' suoi occhi quando era lontano, egli rimpiccioliva improvvisamente dopo esserle stato vicino. Madonna Fiordalisa non l'odiava ancora, e gi

Il tuo ingegno ha messe le penne maestre; puoi volare senza aiuto di chicchessia. Spinello si fece rosso, chinò la fronte e rispose: Maestro, al fianco vostro ho un cuor da leone. Ma da solo! Ci pensate voi! Non mi avverr

Qui? a cinquanta palmi da terra? Che importa? La mia testa è più alta di mille miglia. Non sono io al settimo cielo? Poi vedete, maestro, qui siamo nel Duomo vecchio. Laggiù continuò Spinello, accennando in basso, attraverso le commessure del ponte, laggiù, presso la quarta colonna di destra, ho veduto per la prima volta madonna Fiordaliso. Non sapevo chi fosse; ma ne rimasi colpito. Andai quel giorno a nascondermi l

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