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Aggiornato: 5 maggio 2025
Per ciò se il presente lavoro, che or volge al suo fine, ci lasciò pentimenti molti e ben scarsa soddisfazione, ci conforta almeno di aver tentato di evocar dal passato questa bella figura che soffrì, che operò, che senza mira nessuna di vantaggio per sè stesso, e vita e averi ed ogni sua cosa ed ogni suo bene consacrò alla causa che il suo convincimento gli mostrò essere la nobilissima di tutte.
«Pazza, che ridi e soffri, che smanii quando ridi, e dubiti, e temi, mentre beffi i tuoi dubbi e le tue paure. No, nulla devi all'uomo che ti abbandona, nulla al mondo che ti tiranneggia indifferente; ed a te stessa, unicamente, la vita, l'amore, la giovinezza devi. Non sei nata per consumarti nella solitudine, per avvizzirti nell'aridit
Sofia, tu soffri, lo so. Lo vedo. Come sei pallida!
Soffrì, per amor di Gesù, le miserie domestiche; fu dolce e sommessa; non mai profferì un lamento, un rimprovero, o una minaccia. Rosaria le sottrasse a poco a poco tutti i risparmi; e cominciò quindi a farle patire la fame, ad angariarla, a chiamarla con nomi disonesti, a perseguitarle la testuggine con insistenza feroce.
Oh, Nino! sei certo di non essere ancora stanco di me? Ma cosa dici? Ma tu sogni. Io non mi stancherò mai di te. Mai! te lo giuro. Nunziata sorrise, amara. «Ils faisaient d'éternels serments...» mormorò. Nino le afferrò le bianche mani inerti. Perchè, non sei felice? domandò. Perchè? Non lo so! sospirò lei. Tu soffri, tu soffri. Lo so, lo sento. Lo sento tutto il giorno, anche quando ridi.
POPPEA Deh! soffri, che, s'io pure a' tuoi piedi ora non spiro,... l'ultimo addio ti doni... NER. Oh! che favelli? Deh! sorgi. Io mai lasciarti?... POPPEA A te che giova meco infingerti? Appien fors'io non veggo, signor, che tu, sol per calmar miei spirti, or di celarmi il tuo timor ti sforzi? Non leggo io tutti i tuoi piú interni affetti nel volto amato? occhio di donna amante, sagace vede.
Che hai, che hai? Tu soffri, è vero? Sì, egli mi disse, piano. Ma perchè? Non ti amo, io? Sì, mi ami, diletta. Non mi ami, tu? Sì, moltissimo. Ebbene? Perchè soffri? Così: non lo so. Ma il dissidio che era fra noi, anteriore all'amore, sorgente dalla nostra medesima essenza, non sparve per l'amore.
Sulla scrivania, fra le carte odorate di mughetto, odore e fiore a lei cari, vi è una sua lettera ai signori Giacomo e Roberto Yves di Norimberga, incominciata a Rüdesheim e non finita. Era nella sua borsa da viaggio con due rose del giardino Steele di cui conservo la polvere come dell'altra rosetta che perdè il profumo In quella sera ch'ella soffrì tanto.
I capelli delle tempie erano quasi tutti incanutiti; sul viso scarnito e soffuso d'un lividore malsano le occhiaie si erano gonfiate d'umore, come negl'infermi di nefrite; i solchi delle rughe erano più profondi, le vene temporali più turgide e serpiginose. Bisognava domandargli: «Soffri?
Forse, chi sa?... tu pur soffri.
Parola Del Giorno
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