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Con queste e altre parole si millantavano, e s’incuoravan fra loro: ma pur troppo era un pascersi di vane speranze; e non si saprebbe dire se meglio fosse stato l’avere avuto di subito una sconfitta! Non era però da compiangersi verun morto, e solo parlavasi di alcuni feriti; mentre dei nemici non pochi erano rimasti sul campo, e molti feriti si trasportarono a Prato.

Fra le segrete istruzioni che vennero date dal De Leyva a Dom Lorenzo Mugnez appena fu nominato Governatore, la principale era quella di sguarnire Como di difese, e guastarne e demolirne il più ch'ei potesse le fortificazioni, compiendo però tutto questo di maniera tale che apparisse fatto a solo interesse del governo del Duca, adducendone sempre motivi che valessero a togliere dall'animo dello Sforza ogni sospetto di causa opposta al proprio vantaggio. Infatti, dopo brevissimo tempo da che Mugnez Pedraria era Governatore, accadde che Gian Giacomo Medici, vinta e sconfitta la flotta Ducale, pervenne colle proprie navi sotto le mura di Como, mise a fiamme i sobborghi della citt

E mosse per uscire. Ma nell'atto di passar la soglia, alzò in contegno supplice lo sguardo e balbettò: Vittoria o sconfitta? Scosse lentamente il capo, sogghignò e disse: Cipriano, trionferai!

Poi Adolfo apprese la notizia del suo ritorno, e ne fu percosso come da un gran colpo; il ritorno scombuiava tutte le visioni fantastiche. Era un pentimento? Era una sconfitta? Era una sosta? E i pettegolezzi incalzavano; il conte l'aveva abbandonata, l'aveva gettata da banda, come un cencio. Tornava povera come prima, e non era più come prima....

Il sac. D’Angelo, presente alla incresciosa discussione, sdegnato della inevitabile sconfitta del Capitolo al quale apparteneva, dolevasi che anche nel suo «secolo illuminato la superbia e la frateria facessero andare avanti i loro pregiudizî e cantassero vittoria».²⁰¹ ²⁰¹ D’Angelo, Giornale ined., p. 473.

Così pensava Lorenzo, e sotto questo aspetto considerava i prossimi eventi. Egli non s'era mai pasciuta la mente di vane speranze, e reputava certissima la sconfitta. Era stato soldato, e ben sapeva quante cose ci vogliono a fare un soldato; era italiano, e non ignorava come difetti nelle moltitudini italiane la tenace concordia dei propositi, l'obbedienza al comando di un solo; era avvezzo alla vita pubblica, e gli erano note le difficolt

«Ah! disleale Cavalieregridò spaventato il Monforte «tu sei ciurmato. Contestabile!» «Conte, vorreste con gli errori del volgo coprire l'onta della vostra sconfitta? fatelo, se vi pare onorato; ma se vi accostate, potrete conoscere, ch'io tinsi il mio cavallo perchè non fosse riconosciuto, e che la fatica ha fatto in parte cadere il colore

Emilio neppure non aveva passato sopra un letto di rose le ore che avevano tramezzato fra la sua uscita dalla villetta e l'invio del suo biglietto a Cesare. L'ira e la umiliazione della sua sconfitta, la vergogna delle ricevute percosse ne avevano ancora accresciuto l'odio e la smania della vendetta.

D'altra parte il Sindaco di Borghignano aveva non solo la sua Amministrazione da difendere, ma eziandio l'utile superiore del partito, al quale doveva sacrificare anche il risentimento personale. Poteva andare incontro a certa rovina, senza tentare ogni via per scongiurarla? Poteva assistere impavido alla sua prossima sconfitta?

Intanto La cerchi il suo cappello, che è rotolato sotto la sedia. Il Don Giovanni, turbato com'era, si chinò a raccattare il cappello, e col capo basso, i pugni chiusi, e i denti stretti, passò in mezzo a quei due. Se gli antichi Romani non fossero gente da rispettarsi, anche nella sconfitta, diremmo che egli pareva un Romano il quale passasse sotto le forche Caudine.