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Aggiornato: 21 giugno 2025
L'afro Leon lo sa, cui nullo scampo Fûr l'arse arene, e poca arma li artigli; L'Istro lo sa, che, di lor pugne al vampo, Abbondò al mare i flutti suoi vermigli; Lo san le valicate alpi, lo sanno L'ispido Scita e il mercator Britanno;
Ed elli a me: <<Non vo' che tu paventi; lasciali digrignar pur a lor senno, ch'e' fanno cio` per li lessi dolenti>>. Per l'argine sinistro volta dienno; ma prima avea ciascun la lingua stretta coi denti, verso lor duca, per cenno; ed elli avea del cul fatto trombetta. Inferno: Canto XXII Io vidi gia` cavalier muover campo, e cominciare stormo e far lor mostra, e talvolta partir per loro scampo;
Era manifesto ch'ella aveva risoluto di uccidersi, ch'ella si sarebbe uccisa, forse in quella notte medesima, prima del domani indifferibile, non essendoci per lei altro scampo.
Vado a cercare... Ma no, non v'è da perdere un istante. Ogni minuto che passa costa la vita di cento romani. Non c'è più scampo! No, no, disse Monti. C'è un riparo! Quale? chiesero Curzio e Tognetti, ansiosamente, a una voce. Ecco qua: io tengo in saccoccia dei fiammiferi e un pezzo d'esca, questo mi è sufficiente. Che dici? Andate voi altri. Qui basto io solo, vi dico.
Il signor S., da capo col signor S.; pensai, assolutamente non ci è scampo; avrei dovuto immaginarlo. E dove vanno essi i passeggieri della vostra locanda? domandai asciutto. Il cameriere mi guardò in faccia stupefatto. Convien distinguere, rispose; v'ha chi viene per via di mare e parte per via di terra, e chi invece giunto per terra s'imbarca....
Ma poiché vennero scoperti, chi fu preso, chi scampò, chi venne messo a carceri e tormenti .
Ma quando il cumulo delle acque, furiando imperversato, quasi che fosse ansioso di ricuperare l'antico dominio (però che la terra emerse dal profondo del mare al comando di Dio),¹ si precipita a flagellare i confini del mondo, dove trova l'insuperabile argine, e il solo degno di sommettere la sua spaventosa potenza, la parola del Creatore, che lo respinge indietro: ma quando rotolandosi per l'ampiezza del suo spazio travolge il naviglio che incontra nel corso fatale, onde il nocchiero disperato di ogni umano soccorso guarda il cielo, ed il cielo gli si mostra minaccioso, questi non ha più scampo, il flutto che vede agglomerarsi da lungi deve eseguire la sentenza di morte che la natura ha pronunziato contro di lui; allora tra i pensieri della vita futura s'insinua tristamente la rimembranza della sua famigliuola che gli strazia le viscere: e i figli? e la moglie? dorme ella? su lo stridore dei venti, tra il muggito del mare parle sentire il suo nome sospirato nel delirio di una orribile agonia, balza atterrita, corre al lido, e non iscorge che flutti sommossi e cielo ottenebrato: che Dio faccia pace all'anima del naufrago; ma doveva sfidare il terribile elemento col peso dei figliuoli sul cuore? Quando tutto è sconvolto, quando tutto è paura, e terrore, felice quel sicuro che gode spaziare su l'ultimo lido della terra, e sorridere di quel sorriso col quale si accolgono i più cari amici, all'onda che dopo avere sommerso mille navigli viene a spezzarsi tra le scogliere della spiaggia! Felice chi nel fragore del tuono, e nell'urlo salvatico dei mostri marini può sentire una dolce armonia, una voce di amore, simile a quella che acquietò i dolori della sua fanciullezza! Ma più avventuroso colui, che nell'ora della procella commise il suo corpo ai flutti agitati! Lo pregavano gli spettatori, pei Santi e per la Vergine, a non osarlo; ma egli, sprezzando i consigli della paura, si compiacque vedersi sospeso su gli abissi, la descrizione dei quali fa abbrividire migliaia di gente: certo egli sembrava un atomo vagante per la luce; conobbe il pericolo d'essere ad ogni momento disfatto, mirò la faccia della morte, nè impallidì; e in ricompensa fu la sua anima purificata di ben molte passioni del fango, di ben molte umane imbecillit
La condanna crudele, senza scampo, dava giusto al Lascaris tanta libert
Il capo dei guerrieri, dopo di avere appostati i suoi uomini all'ingiro, in modo da impedire ogni scampo, entrò nel tugul colla scimitarra in pugno e con una cert'aria che pareva tutt'altro che rispettosa e pacifica. Abd-el-Kerim stava appunto alzandosi allora dal l'angareb sul quale aveva dormito.
Per un'azione siffatta male potendolo sopportare gli alleati, andarono insieme con Cimone ad assediarlo; ma Pausania se ne scampò fuori di Bisanzio, ed agitato, per quanto si racconta, da quel fantasma, rifuggissi ad Eraclea nel tempio Negromantico; e chiamando quivi l'anima di Clèonice, supplicavala di volere deporre lo sdegno: ella però comparitagli, disse che ben tosto liberato sarebbe da ogni male come giunto fosse in Lacedemonia; alludendo, com'è probabile, a quella morte, ch'era quivi per incontrare.
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