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Il giuoco di Cesare Lascaris appariva ormai così semplice agli occhi di Roberta, ch'ella si stupiva di non averlo compreso avanti; e docile alla solidariet

Ebbene? chiese la donna, vedendo l'atto di Cesare. Non è possibile continuare a questo modo, disse il Lascaris, rialzando la testa. La ruga profonda e dritta gli solcava ancòra la fronte. Se tu pensassi a raddolcire la mia impazienza, se tu mi dessi qualche convegno, come quella notte, in giardino....

Uscì dall'amplesso, di Cesare, e appoggiandosi alla tavola di pietra, soggiunse: Pure, mi ha fatta dubitare di me; e perchè dubitava, perchè non mi sentivo forte innanzi a lei, ho voluto insistere, odiosamente. Odiosamente? ripetè il Lascaris. Non potevi cedere....

Quando non vi fossero tra me e lei così stretti vincoli di parentela, basterebbe la delicatezza della sua salute per rendermela cara, preziosa.... Per ciò, ho diritto a sapere, come una madre; ho diritto a non essere ingannata pietosamente. Ancòra la franchezza delle parole piacque al Lascaris, quantunque fosse ben lungi dal riconoscere quel diritto, o almeno la necessit

Ebbene? domandò, guardando il Lascaris. Ma egli non osava concludere; sedette, appoggiò le braccia alla tavola, si strinse la testa fra le mani, pensoso e freddo. Ebbene? ridisse Emilia. Che cosa dunque mi consigliate?... Ah, come si capisce, come si capisce che non avete affezioni! soggiunse amaramente.

Ammalata di spirito? ripetè il Lascaris. Io ho conosciuto parecchie fanciulle, le quali inghiottivano il sale e bevevan l'aceto, nella ingenua speranza di morir consunte.... Sono le piccole follìe, cui poche normalissime si sottraggono; sono i perturbamenti dell'et

Un fastidioso silenzio chiuse la rapida scena. Cesare stava per tôrre commiato, quando la fanciulla lo prevenne, diede un bacio a Emilia, e salutato il Lascaris, ridiscese in giardino. Nessuna speranza, dunque? egli ricominciò non appena furono soli. Non parlerai? Emilia era tuttavia circonfusa dalla tristezza, che Roberta sembrava aver lasciato con la sua assenza. Chi oserebbe parlare? rispose.

Povero Nero! ella mormorò, vedendo il cane sbucar da un viale, e tornare a lei. Esso veniva cautamente, trascinandosi dietro la catena; Emilia si chinò a staccargliela dal collare, e il cane si drizzò a ringraziare, scodinzolando. Va, va, Nero! disse Cesare, a bassa voce. È inquieto: vuol seguirci, osservò Emilia. Non si fida.... Non si fida di me, soggiunse il Lascaris, sorridendo.

Il tòno metallico della voce e lo studio insolito con cui Roberta spiccava le parole chiarissime, avvertirono Emilia dello stato d'agitazione in che la sorella si trovava; ma il Lascaris tardò a rispondere. Guardava la fanciulla, vestita come l'amante, con una camicetta, una cintura di cuoio giallo, una sottana azzurro-mare; la camicetta d'Emilia era rosea; la camicetta di Roberta, cilestre.

E notando un atto di maraviglia nel Lascaris, aggiunse: Oh, ci saremo traditi le mille volte! Ma che cosa ha risposto?