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Aggiornato: 25 giugno 2025
poi disse: <<Piu` mi duol che tu m'hai colto ne la miseria dove tu mi vedi, che quando fui de l'altra vita tolto. Io non posso negar quel che tu chiedi; in giu` son messo tanto perch'io fui ladro a la sagrestia d'i belli arredi, e falsamente gia` fu apposto altrui. Ma perche' di tal vista tu non godi, se mai sarai di fuor da' luoghi bui,
Ma che noia le altre, lunghe, passate ad attendere nella sagrestia del monastero il cappellano che confessava, o in quella della Matrice mentre quegli recitava l'uffizio al coro, con gli altri canonici! E che noia, in casa, quando avea finito di lustrare scarpe e stivali, di spazzare, di spolverare, di rifare i letti!
Il degno sagrestano aveva compreso la sua strizzata d'occhi; si era impossessato di quegli abiti, li aveva fatti ripulire e stirare dalla moglie, ed ora, nella sagrestia, stava compiendo con quelli la trasfigurazione di santa Dorotea. Le campane suonavano a distesa e la popolazione si pigiava nel tempio per assistere alla messa pontificale.
È una chiesa nuova, e forse ci saranno degli affreschi da osservare. Così dicendo, senza aspettare la risposta del compagno, Tuccio di Credi si avviò verso l'uscio della sagrestia. Spinello tenne dietro all'amico. La chiesa era vuota e bianca tuttavia dell'ultima mano di calce. Ma giù, nella navata di mezzo, stava un vecchio cavaliere, in atto di guardare la volta.
Un chierico della chiesa, ch'egli aveva lasciata pochi minuti prima, venne a toglierlo da quella contemplazione. Don Omobono, disse il chierico, eravate appena partito dalla sagrestia, che il padre Bindi ha mandato a cercare di voi con gran premura. Il padre Bindi! disse don Omobono sgusciando gli occhi. Ha cercato di me? E con grande premura.
Il tesoro della sagrestia de’ belli arredi, ricordata da Dante, faceva in cotesto giorno bella pompa di sè sull’altare dell’antico patrono della citt
Il gesuita lo squadrò da capo a piedi con occhio calmo ed indifferente, poi rispose placidamente: Il reverendo padre Piombini è in sagrestia. Grazie, replicò don Gabriele. Vado infine ad acchiapparlo col
Gli occhi di Damiano s'incontrarono un'altra volta con quei di Stella. Fu appunto allora, che un bottegajo del vicinato, un omaccione calvo e panciuto, che a pochi passi da loro contemplava con curiosa calma quella scena, uscì fuori a dire: Gli sta bene a costui! s'è fidato alla sagrestia, e l'ha servito per la pasqua... ah! ah! ah! Intanto il fratello e la sorella, senza dirsi parola, s'erano uniti in un solo sentimento, quello di nascondere alla madre la decisione fatale: essa poi, non avendo udito chiamare il figliuolo, s'illudeva gi
Eccomi, eccomi; che sua reverenza non abbia da aspettare. E il prete di vettura, sopravvanzando il chierico, traversò quasi di corsa la piazza, ed entrò con gran furia nel fabbricato del Gesù, per quella porta laterale che mena all'atrio della sagrestia e del chiostro.
I vetri verdognoli mandavano una mezza luce quieta, affievolita ancora dal loggiato ad archi sul quale mettevano due finestre, mentre una terza che si apriva verso il vecchio camposanto, una delizia di cortiletto chiuso da alte muraglie, lasciava a mala pena entrare un barlume di giorno, un chiarore da chiostro, da sagrestia, o da stalla.
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