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Aggiornato: 25 giugno 2025


Intanto sul terren, ch'atro ribagna Sangue de' Turchi il grande Eroe freme, Che tutto ingombra il ciel di chi si lagna, Orribile rimbombo, e di chi geme; Molti ne van destrier per la campagna, Ed il dorso di lor nessun non preme, Che i nobili rettor caduti al piano Fieno aspettati da la patria in vano.

E la gloriosa ascensione dei colori di Spagna nel sereno del cielo fu salutata dal rimbombo delle artiglierie; un rimbombo inatteso, che fece tremare il cacìco Guacanagari, e cadere i notabili della sua corte sulle braccia del loro vicini spagnuoli.

Essendo per quella fuga dei Ducali cessato il tuonare delle artiglierie sul lago, s'udì un rimbombo lontano bensì e leggiero, ma più pieno e seguito, che annunziava essere incominciata una regolare battaglia anche a Lecco.

Quando s'udì il rimbombo che fece la cateratta rivestita di ferramenti nel cadere sull'incastro della botola, tutti si misero in via. Fu un viaggio lugubre quanto mai poteva esserlo, il duca aprì mai bocca, altri.

Ed egli alto gridò, ben che ferito, Vibrando il brando con altier sembianti: Empi, nemici al ciel, cotanto ardito Un sia di voi, che si sospinga avanti. disse, e fu quel dir per l'aria udito Qual rimbombo di fulmini tonanti, l'Angel suo, ch'a lui vicin sen vola Fe' grande il suon de la mortal parola.

O luce, o sol, che per le vie supreme Corri tra' rai, d'ogni occhio almo desio; O scettri, onde gioir tanta ebbi speme, O reggia, o Colco, ecco io vi dico addio; Queste, ch'io fo son le parole estreme, Ch'omai fia ne gli abissi il parlar mio. disse, e traboccossi; il mare aperse Con un grave rimbombo, e si sommerse.

Al rimbombo generale delle artiglierie rintronarono i monti, e quell'immenso fragore salendo di vetta in vetta, destò gli echi più sommi dei giganteschi Legnoni non usi a rispondere che ai muggiti del tuono. In pochi momenti un densissimo fumo ricoprì le due armate, stendendosi come vasta nube, fuori della quale apparivano qua e l

Io allora, col mio fucile stretto fra le mani, col passo leggiero d'uno scoiattolo, saltando sulla sabbia, eccomi sul terrazzino, anzi fin quasi alla persiana, prima che mio zio se ne accorga; mi arresto, arresto i moti del cuore, spingo il capo verso l'entrata e l'occhio verso il piano-forte, e, non vedendo più il campanile di Golasecca, sparo in aria un colpo, io non so perchè, un colpo che rimbombò come un temporale.

D'improvviso uno squillo, forte e nitido, cadde dall'alto, e rimbombò nell'aria tragicamente. Che è questo? È Baccio che suona l'agonia per la Gina. E abbandonati i fornelli, e accostatasi ad una scranna, la povera creatura cadde ginocchioni. O memoria della mia giovinezza!.... Contemplai per un istante quella testa grigia, e involontariamente piegai un ginocchio al suo fianco.

E s'intende bene il perché di questa concordia. Da un lato occorreva reagire ai pessimi vezzi della cultura italiana, al fatuo rimbombo delle cattedre d'eloquenza, allo schematismo vacuo pedantesco dei puristi, alle cicalate e alla zazzera degli epigoni romantici: dall'altro molti campi ancora inesplorati della letteratura italiana richiedevano l'applicazione del metodo che dicemmo ottimo, anzi unico, nelle fasi iniziali di ciascuno studio, quello severamente filologico.

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