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Nel regolamento del 1801 erano prescritte riunioni eccezionali con l’intervento del Senato e dei nobili: ma queste erano ripetizioni di altre consacrate nei regolamenti precedenti. La cicalata per l’ultimo sabato di Carnevale non poteva esser nuova se nella Peloritana di Messina essa assurgeva ad un avvenimento mondano di prim’ordine con D. Pippo Romeo. Di cicalate accademiche in poesia parecchie ne recitò il Meli dentro e fuori citt

Tutti li frisaturi⁴⁴⁰ Di pila fannu un traficu, e vìnninu favuri! Fineru li suspetti, scrupuli non cc’è chiù D’esaminari e vìdiri.... di quali testa ?⁴⁴¹. ⁴⁴⁰ Frisaturi, voce qui usata nel significato di persone che trafficassero di capelli posticci, di ricciaie e di parrucche. ⁴⁴¹ Cicalate, p. 354.

E s'intende bene il perché di questa concordia. Da un lato occorreva reagire ai pessimi vezzi della cultura italiana, al fatuo rimbombo delle cattedre d'eloquenza, allo schematismo vacuo pedantesco dei puristi, alle cicalate e alla zazzera degli epigoni romantici: dall'altro molti campi ancora inesplorati della letteratura italiana richiedevano l'applicazione del metodo che dicemmo ottimo, anzi unico, nelle fasi iniziali di ciascuno studio, quello severamente filologico.

⁴¹⁹ Cicalate, pp. 39-40. ⁴²⁰ Meli, Poesie: Lirica, nn. IX e XI e altrove scherza su queste penne, moda contro la quale penetrò in Palermo una stampa volante col titolo: Alle Dame romane per l’uso del pennacchio. Canzonetta (s. a.), che principiava così: Quelle penne bianche e nere, Che sul capo voi portate, Care donne innamorate, Vi fan crescere belt

⁴⁴³ Figghiolu, nella parlata messinese, fanciullo, piccolo. ⁴⁴⁴ Cicalate, p. 392.

Al primo salpare, specialmente per un lungo viaggio, il bastimento dava il segno della partenza col solito tiro di leva²⁰², colpo di cannoncino: e tutti sapevano che un legno lasciava il porto. Una canzonetta del tempo, che ogni giovane bacato d’amore cantava alla sua bella nelle serenate estive, così frequenti allora, avea questi versi da colascione: ²⁰² Pippo Romeo, Raccolta di Cicalate, p. 43.

⁴³⁰ Due fortezze di Messina. ⁴³¹ Cicalate, pp. 392-93. Lo spirito d’imitazione si attua specialmente nelle cose che forse meno lo meritano. Per esso la gara del vestire acuivasi nel medio ceto. Invano si rievocavano le leggi suntuarie a correzione del lusso e ad armonia dei ceti.

Quanti aneddoti archeologici, quante cronache gentilizie, sul ponte di Carignano, sugli scalini della Malapaga, e giù per lo Stradone di Sant'Agostino! quante cicalate intorno all'architettura bisantina, araba e lombarda, sulla gradinata di San Lorenzo, e in groppa ai leoni del Rubatto! mancavano le pazzie, che anzi erano frequenti, e non sempre argute.

⁴²⁴ Pippo Romeo, Cicalate, p. 38.

«Godo infinitamente» disse Re Zuccone, quando ebbero terminato «che vojaltri abbiate tutti in così buon concetto la mia figliuola carissima; ma, se cicalate così, non potremo appurar mai la buona idea, che levate a cielo, prima ch'ella abbia potuto dichiararcela». Subito gli Esteri sclamarono: «Ammutolisco!». Gl'Interni: «Taccio!». I Lavori Pubblici: «Fo silenzio!».