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Aggiornato: 9 giugno 2025


Ad un tratto il pazzo si curva, prende una manata di sterco e la mangia avidamente. Forse per insegnare gli indispensabili sacrifici dello stomaco a coloro che non si contentano di salvare la pelle ma la vogliono anche riccamente nutrire mentre i combattenti bevono e mangiano il ferocissimo fuoco solare delle battaglie.

Bianca, nel traversar la sala, si fermò ad osservare un bel colpo d'occhio, ma ne fu presto riscossa dalla contessa la quale, malcontenta di tutto, impaziente di rifocillarsi e di riposare, si affrettò di giungere ad un salotto, adorno di mobili antichissimi, ma riccamente guarniti di velluto e di frange d'oro.

Ma avèrti, accioché non abbiamo a far questione poi, che, ingannandolo con i falsi, mi arò guadagnato i buoni. FORCA. Hai ragione, lo credo, che accompagnando la tua presenza con vesti riccamente addobbate, che farai miracoli.

Per Gregorio XVI gli ebrei fecero dipingere dal pittore Pietro Paoletti di Belluno, concittadino del nuovo papa, un libro che conteneva tutti gli emblemi e tutte le poesie, e fattolo riccamente legare lo presentarono al pontefice, che volle mandarlo in dono al Capitolo della sua citt

Quel giorno stesso nella sala d'armi della Rocca Visconti, ch'era la camera più adorna che vi fosse in tutti gli edificii della Fortezza, siccome dipinta riccamente nella vôlta e nelle pareti coi fasti di quella Ducale famiglia, fu per ordine di Gian Giacomo imbandita una lauta mensa alla quale vennero convitati tutti i principali abitanti del Castello.

Era vestito con magnificenza: portava al collo una grossa catena d'oro, ed aveva l'elsa della spada tempestata di gemme. Fu ricevuto da don Francesco, il quale era pure vestito assai riccamente, benchè, seguendo il suo costume, in modo alquanto severo. La sua spada, come quella del principe, scintillava di gemme all'impugnatura. Gl'invitati non erano numerosi.

Si dice che non hanno bei denti: non lo potrei affermare perchè ridon poco. Camminano con meno leggerezza che le francesi, con meno rigidezza che le inglesi; vestono alla moda di Parigi; con più grazia all'Aja che ad Amsterdam, benchè meno riccamente; e mettono in pomposa evidenza le loro grandi capigliature bionde.

E poichè siamo all'eloquenza politica diamo uno sguardo alla letteratura. Raffiguriamoci una sala di Accademia piena di confusione e di strepito. Una folla di poeti, di romanzieri e di scrittori d'ogni natura, aventi quasi tutti qualcosa di francese nel volto e nei modi, benchè studiosissimi tutti di non lasciarlo parere; leggono e declamano le opere loro, facendo gli uni a soverchiar la voce degli altri, a fine di farsi sentire dal popolo accalcato nelle tribune; il quale, dal canto suo, bada a legger le gazzette e a disputar di politica. A quando a quando una voce vibrata e armoniosa vince il tumulto; e allora cento voci, prorompono insieme in un canto della sala, gridando: È un carlista! e una salva di fischi tien dietro alle grida; oppure: È un repubblicano! e un'altra salva di fischi, da un'altra parte, soffoca la voce vibrata e armoniosa. Gli accademici si tirano dei giornali rappallottolati, si urlan l'un l'altro nell'orecchio: Ateo! Gesuita! Demagogo! Neo-cattolico! Banderuola! Traditore! A tender ben l'orecchio verso quei che leggono, si colgono strofe armoniose, periodi ben torniti, frasi potenti; il primo effetto è gradevole; son davvero poesie e prose piene di calore, di vita, di sprazzi di luce, di felici comparazioni tolte da tutto quello che splende e che suona nel cielo e sul mare e sulla terra; e ogni cosa vagamente lumeggiato di colori orientali e riccamente vestito di armonie italiane. Ma ahimè! non è che letteratura per gli occhi e per gli orecchi; non è che musica e pittura; raramente la musa, in mezzo a un nembo di fiori, lascia cadere la gemma d'un pensiero; e di codesta pioggia luminosa non rimane che un leggiero profumo nell'aria, e l'eco d'un lieve mormorio nell'orecchio. Intanto, s'odon nella strada grida di popolo, colpi di fucili e suon di tamburi; a ogni tratto, qualche artista diserta l'arringo, e va a sventolare una bandiera tra la folla; spariscono a due, a tre, a frotte, e vanno a ingrossare il drappello dei gazzettieri; lo strepito e la vicenda continua degli avvenimenti, distolgono i più tenaci dalle opere di lunga lena; invano qualche solitario nella folla grida: In nome del Cervantes, fermate! Alcune voci potenti si sollevano al di sopra di quel gridìo; ma son voci d'uomini raggruppati in disparte, molti dei quali in procinto di partire per un viaggio senza ritorno. È la voce dell'Hatzembuch, il principe del dramma; è la voce del Breton de los Herreros, il principe della commedia; è la voce dello Zorrilla, il principe della poesia; è un orientalista che si chiama Gayango, un archeologo che si chiama Guerra, un commediografo che si chiama Tamayo, un novelliere che si chiama Fernand Caballero, un critico che si chiama Amador de Los Rios, un romanziere che si chiama Fernandez y Gonzalez, e una schiera d'altri ingegni arditi e fecondi; in mezzo ai quali è ancora viva la memoria del gran poeta della rivoluzione, Quintana; del Byron della Spagna, Espronceda; d'un Nicasio Gallego, d'un Martinez della Rosa, d'un duca di Rivas. Ma il tumulto, il disordine e la discordia invadono ed avvolgono, come un torrente, ogni cosa. E per uscir di allegoria, la letteratura spagnuola si trova in quasi eguali condizioni della nostra: una schiera di illustri che declinano; ma che ebbero due grandi ispirazioni: o la religione o la patria, o entrambe; e che però lasciarono un'orma propria e durevole nel campo dell'arte; e una schiera di giovani che vengono innanzi a tentoni, domandando che cosa hanno da fare, piuttosto che facendo davvero; ondeggianti tra la fede e il dubbio, o aventi la fede senza il coraggio, o non avendola, indotti dall'uso a simularla; malsicuri anch' essi della propria lingua, e titubanti fra le Accademie che gridano: Purezza! e il popolo che grida: Verit

Dal balcone dell'albergo di Desenzano non avrebbe mai imaginato un paesaggio così bello. A destra e a manca, tra i rami degli ulivi e il fogliame degli alti pioppi, scintillavano le acque del lago riccamente turchine, immote nella accidia delle ore calde.

Quello era l'appartamento abitato dai due ospiti sconosciuti; situato nella parte più antica della casa, si componeva di una vasta sala, riccamente addobbata, ma con le tappezzerie sdruscite assai; di due altre stanze, una amplissima, l'altra meno, tanto alte che sembrava d'essere in una torre; e di un gabinetto dipinto a fresco, dove il tempo aveva corretto la fantasia molto procace del pittore.

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