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Aggiornato: 31 maggio 2025


Prima vidi una testa negra come la caligine, una testa dai capelli lanosi e dalle grosse labbra, poi un torso che respirava affannosamente, poi due ginocchia tremanti; le braccia non vidi; parevano legate sotto la schiena. Quel corpo era disteso sul suolo. La curiosit

Non mai il duca di Balbek si era mostrato a sua moglie più gaudioso. Aveva quasi dello spirito! La sua eleganza respirava la felicit

Si assopì da capo. Il padre si sentiva soffocare in quella camera dove si respirava l'agonia ed uscì fuori: vi era del tragico in quella figura di vecchio colpito dalla disperazione. Silvia si era assopita, ma la fierissima febbre rendeva leggiero il suo sonno: erano le sei e mezzo; il treno che veniva da Roma fu annunziato dal suo fischio. Essa si destò di soprassalto: era sola.

Quando Margherita rientrò ansante per la corsa e si appressò alla culla, il bambino respirava a stento; le pupille gli erano un po' discese dalle palpebre, ma parevano anche più opache. Non parlarono. Margherita aveva scambiato un'occhiata con De Nittis, bianco nel volto come nei capelli, e colla barba non rasa da tre giorni, che gli faceva una fisonomia più ammalata.

La Chimera dell'ispirazione si era allontanata da lei. Rime e ritmi, parole, visioni e sogni non la turbavano più. Ella respirava la musica che Anne-Marie suonava. Ella sognava la musica che Anne-Marie componeva. Il Pifferaro della Leggenda che per tanti anni l'aveva ossessionata col suo appello, ora non la chiamava più. L'aveva oltrepassata, l'aveva scordata.

Nora! Eleonora! e si precipitò nella camera della ragazza. E così?... Dunque?... Adesso.... un momento!... Chinata sulla catinella, Nora si lavava diguazzando, spandendo l'acqua tutt'intorno. Si lavava la faccia, le mani.... Forse i baci, le lacrime del Casalbara? Ah!... Che delizia! e respirava forte, ridendo di piacere, mentre si asciugava il collo e il viso morbido e fresco.

Presa una lanterna ed armatosi di un pugnale, discese per la scala di legno a piuoli nel pozzo dopo la mezzanotte: incominciò le solite frasi, ma niuna risposta. È morta.... sclamò, è morta. Ed infatti, toccata la giovinetta nel volto, sentì che era gelida come un cadavere. Curvatosi sulla misera, raccolse che non respirava. È morta, ripetè fra allontanando con un piede quel corpo bellissimo.

Ma la guardava, gli appariva così fresca, così robusta, così appetitosa: ad ogni movimento, che essa faceva in quell'angusta stanzetta, gli veniva a passar quasi daccanto, le vesti di lei lo toccavano; respirava il fiato caldo, ardente, che usciva dalle tumide labbra, rosseggianti nell'ovale paffutello del volto delizioso.

Respirava più liberamente, i suoi pensieri avevano subito una trasformazione: erano meno amari, eccitanti, dolorosi. La calma di quella notte serena, passava nella sua anima. Ad un tratto sentì stridere la ghiaia del giardino: sembrava che qualcuno si avanzasse con precauzione. Sebbene la giovine donna non conoscesse la paura, di un balzo fu in piedi. Era forse suo marito che tornava?

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