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Aggiornato: 31 maggio 2025
Il salottino era attiguo ad una specie di galleria lunghissima, che da una grande invetriata metteva capo allo scalone. D'estate, aperto l'uscio, si respirava dalla galleria un'arietta fresca, deliziosissima.
Respirava come un'assetata d'aria pura in una pinnacolata selva di balsamifere. Alcuni giorni squallidi ed inutili seguirono, di cui Natura non dava credito; li contava buoni sulla bilancia, e li avrebbe fatti pagar con la morte.
Aveva tralasciato di accarezzare il coniglio; taceva; non respirava neanche; forse aspirava le fragranze giovanili di Fiordispina. Le donne, lo sapete, anche stando ad occhi bassi, vedono, in simili casi, o indovinano tutto quel che succede.
Il ponte, sotto il peso, scricchiolava su le barche incatramate, simile ad una vastissima zattera galleggiante. La popolazione tumultuava giocondamente. Per la ressa, Turlendana con le sue bestie rimase fermo a mezzo il ponte. E il camello, enorme, sovrastante a tutte le teste, respirava contro il vento, movendo tardo il collo simile a un qualche favoloso serpente coperto di peli.
Oh, finalmente respirava! Tornava a vivere!... Non gli dava più del lei nè del voi, gli dava del tu. Lo chiamava Giovanni, arrossendo ancora nel vincere la propria timidezza. Ma voleva chiamarlo Giovanni, semplicemente, perchè aveva diritto, come aveva diritto a quell'ora d'incanto, di beatitudine.
La piazza presentava l’aspetto d’una sala immensa, percorsa da una fila di signore eleganti che passeggiavano fra un corteggio di ammiratori. Si udiva un fruscio di seriche vesti, si vedevano tutti i colori che brillavano al sole fra gli abiti scuri degli uomini. Si respirava un’atmosfera artificiale mista di esalazioni confuse di tabacco e di muschio.
Non respirava; ma ora non c'è più pericolo. Guardi che maschio! Ella rivoltò il bambino, lo coricò sul dorso, mi mostrò il sesso. Guardi! Afferrò il bambino e lo agitò nell'aria. I vagiti divennero un po' più forti.
L'arabo non lo udì nemmeno. Colla testa stretta fra le mani e i gomiti appoggiati sul tavolo, egli fissava l'almea con due occhi fiammeggianti. La sua faccia era visibilmente alterata, le sue labbra di quando in quando fremevano e grosse gocce di sudore scorrevangli sull'ampia fronte. Non respirava quasi più; lo si avrebbe detto pietrificato.
Si respirava un'aria fresca e leggera, piena di atomi profumati che la pioggia aveva sbattuto dalle erbe e dagli alberi. Anche don Gregorio sentì il bisogno di rivivere all'aperto, e partito appena il signor duca, si avviò, passo passo, fino al piccolo cimitero del borgo.
Respirava affannosamente, e non poteva quasi parlare; e tuttavia mi disse che la passeggiata le aveva fatto bene, e che aveva caro di aver veduto ancora una volta il verde della campagna. "Ancora una volta" pensai tristamente. Ma ella non aveva dato quel senso alle sue parole, e parevami invece si fosse rinvigorita nella speranza.
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