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Girardi andò sul tavolato con un: dio cane! Seneci fece loro la raccomandazione del fazzoletto. Romussi ci raccontò che gli agenti erano andati al Secolo a perquisire la redazione, a far scomporre il giornale e ad arrestare tutti i redattori che vi si trovavano. Non vi hanno trovato che il direttore ed un redattore. Negli uffici vi erano parecchie persone, come l'Antongini e il Missori.

Fabio e Ubaldo scrollarono la testa e capirono che dal principe non potevano ottenere nessun appoggio morale, e volendo ad ogni costo proteggere la Stampa dalla influenza perniciosa del Carrani, perchè sul giornale fondavano le loro speranze d'avvenire, chiamarono il proto e gli dettero ordine che non accettasse più gli articoli dell'ex-ministro, senza farli passare per la redazione.

Alla stazione attendevala tutta la redazione della Stampa, come un tempo andava a attendere don Pio reduce dai suoi viaggi.

Hanno detto ad Aldo che non pagano mai gli articoli che vengono mandati dal di fuori, anche se sono brillanti e originali com'è questo. Non pagano che i loro redattori. E non vi sarebbe posto nella redazione per lo scrittore dell'articolo brillante e originale? Posto, . Fin che se ne vuole. Ma denari no. Aldo vive di datteri e di un po' di riso. Non parla quasi mai.

Una seconda estate era trascorsa e la principessa non si era mossa da Roma per assistere il proprio fratello, che, cadendo da cavallo, si era piuttosto gravemente ferito, e in quella estate ella si era fatta vedere così spesso fuori col Rosati, lo aveva così spesso ricevuto, che la ciarla che ella lo amasse dal palazzo Urbani era giunta nella redazione della Stampa e anche alle orecchie di Maria, la quale aveva risposto al Suardi, che la informava di quel fatto: Io non ci credo; la principessa è una santa donna!

Ubaldo, molto abilmente aveva fatto accettare dalla redazione quel cambiamento di proprietario. L'osso duro era stato il Rosati, che gi

Dopo questo fatto il Fascio Operaio del quale parlo perchè è come parlare di Costantino Lazzari e il partito operaio subirono le violenze prefettizie e passarono attraverso un uragano indemoniato. Il Comitato Centrale del partito operaio italiano venne sciolto, il Fascio Operaio sospeso e la redazione intiera messa sotto chiave al Cellulare per ottanta giorni.

Si entrava dal portone della casa di via S. Pietro all'Orto, si saliva al primo piano, si passava dallo stanzone amministrativo, si voltava a sinistra, si entrava nella sala di redazione, e si vedeva il direttore spingendo l'uscio in fondo alla parete di fronte. Il reportage spontaneo era cessato.

Per due anni quell'unione fu felice, ma poi, morto il padre del Caruso e trovatosi Ubaldo possessore di alcune decine di mila lire, lasciò il posto modesto occupato fino a quel giorno nella redazione del giornale Il Tempo, e volle andare a Milano con la speranza di trovar lavoro più lucrativo in quel campo più vasto del giornalismo italiano.

Lo pubblicava e ripubblicava con l'intenzione assassina di infuriare la mano militare contro i redattori del giornale di S. Pietro all'Orto. Questa è storia. Potevano essere le quattro e mezzo. Mi sentivo spossato dalla fame e dal lavoro e la testa confusa dagli avvenimenti. In redazione c'era stato l'andirivieni della commozione cittadina. Sembrava una sala d'aspetto.