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Aggiornato: 26 maggio 2025
Fu visto nella mattina del 7 maggio con l'amico deputato De Andreis in carrozza a Porta Garibaldi fermarsi ripetutamente a discorrere con persone del popolo; più tardi si installò negli uffici del giornale da lui diretto, ricevendo dallo stesso De Andreis, che più volte si era recato alle barricate del corso porta Venezia, notizie ed episodi. In quell'ufficio furono più tardi ambedue arrestati insieme all'avvocato Bortolo Federici, al prof. Stefano Lallici, al pubblicista Ulisse Cermenati ed all'Arnaldo Seneci, che col
In S. Paolo, Seneci entrò dal tabaccaio a bere una bibita. Era stato in tipografia e nel locale di distribuzione tutto il giorno, e aveva sete. I funzionari non lo aspettarono neanche. Ci raggiunse correndo. Questo fatto ci lasciò credere che non eravamo in arresto. Che si tratti solo di dirci che la stampa subir
E quando Bacci, il sostituto avvocato generale in missione, escluse dal numero dei colpevoli Ulisse Cermenati e Arnaldo Seneci, amministratore dell'Italia del popolo, sulla faccia del direttore si diffuse la consolazione. Egli respirava più liberamente. La reclusione degli amici gli sarebbe pesata sul cuore come un martirio. In galera nessuno lo ha mai sentito lamentarsi.
Ritenuto, per quanto riguarda gli accusati Chiesi, Federici, Lallici, Cermenati, Seneci e Zavattari, che tutti ammettono di essere di fede repubblicana, ma varie sono le responsabilit
Venimmo chiamati a due a due, e a due a due venimmo legati, polso a polso, con una catenella, da un maresciallo dei carabinieri alto e spalluto. Eravamo così appaiati: Valentini e Chiesi, Seneci e Federici, Cermenati e Romussi, De Andreis e Girardi. Uscimmo ed entrammo in una folla di circa ottanta arrestati. Il balcone del palazzo di questura era gremito di altri monturati con alcuni borghesi.
Accompagnati da molti carabinieri, si fecero passare in mezzo a due file di soldati e salire per le scale anguste, al primo e al secondo piano, disperdendoli per gli stanzoni anticamente occupati dalla Corte degli Sforza. Lungo la ringhiera del primo piano, avevano messo Chiesi, Seneci, Cermenati, Federici, Valera, Lallici, Ghiglioni, Romussi.
Girardi andò sul tavolato con un: dio cane! Seneci fece loro la raccomandazione del fazzoletto. Romussi ci raccontò che gli agenti erano andati al Secolo a perquisire la redazione, a far scomporre il giornale e ad arrestare tutti i redattori che vi si trovavano. Non vi hanno trovato che il direttore ed un redattore. Negli uffici vi erano parecchie persone, come l'Antongini e il Missori.
Alla porta della questura c'era la signora Seneci, colorata dalla morte, che aspettava il marito con la paura di perderlo un'altra volta.
Mangiammo del salame, della pasta al sugo, dell'arrosto e del formaggio e bevemmo del vino comune. Eravamo serviti da due scopini e sorvegliati da due guardie carcerarie. Terminato il pasto, venimmo visitati dal cappellano, accompagnato dal direttore. Subito dopo Federici, Cermenati, Seneci, Valentini e De Andreis vennero cellularizzati in infermeria.
Cerchiai, Gabrielli, Gruppiola, Baldini e Fraschini del delitto di cui all'art. 248. Oppizio del delitto di cui agli art. 190 e 249. Federici, Lallici, Lazzari, Valera, Valsecchi, Kuliscioff del delitto di cui agli art, 246 e 247. Dichiara non costituire reato i fatti portati a carico di Zavattari, Seneci e Cermenati e non provata la reit
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