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Aggiornato: 15 giugno 2025
Così rispose il frate, ed entrarono nella stanza, dove avevano messo in tavola. Questa era un po' angusta, ma ariosa, e per la gran luce che vi veniva dentro da due finestre, pareva la sede dell'allegrezza. Pigliarono ognuno il suo posto; e Bianca quasi non rammentò d'essersi seduta l
Io non ti ho mai detto che Duccio Massenti lo conosco da dodici anni e lo rammento benissimo. Era sul lago lo stesso giorno e la stessa ora in cui tu sei venuta a trovarmi; è ripartito per Sonnenberg, dove tu villeggiavi, ventiquattr'ore dopo la tua partenza. A Sonnenberg tu eri con lui.
Per lui, quella dell'alpinista doveva essere una santa missione, ed io rammento che molte volte mi diceva di ricordarmi sempre quando fossi di passaggio per le alte Alpi, ove lungi dal mondo vive segregata tanta povera gente, di dirle una buona parola o darle un consiglio, procurando di parlare un linguaggio che potesse essere compreso, che valesse a diradare alquanto le tenebre che annebbiano quelle ruvide intelligenze.
Da questo punto io svincolo da qualunque obbligo i miei compagni, lasciandoli liberi di ritornare alla vita privata, ma rammento loro che l'Italia non deve rimanere nell'obbrobrio, e che è meglio morire che vivere schiavi dello straniero. G. Garibaldi.
Ho vivissimo il ricordo di questa sensazione di cosa ghiaccia.... Non è un'aberrazione della mia fantasia.... Eppure sono arrivato a dubitare anche di essa. Perchè? Ecco: rammento di averla incontrata un giorno nei giardini di Pitti con le sue due amiche dell'altra volta.
LIMERNO. Via piú asinale. MERLINO. Da quanto tempo in qua sei tu cosí delicato e schivoso devenuto? non ti fai, se mi rammento bene, chiamar Limerno? LIMERNO. Limerno son per certo. MERLINO. Limerno Pitocco? LIMERNO. Io son pur desso.
Mi rammento, disse tornando al suo posto, quando voi abbruciaste la pergamena. Che! ne parlerete ancora?... Perchè no? Feci male forse? Comincio a credere che faceste bene. Ma in qual modo vi giunse quella lettera? Mi fu inviata da donna Maria. Ella? Sì, guardate la sua accompagnatoria. E le mostrò la lettera della giovane principessa. Donna Livia la scorse.
Rammento i tuoi grigi pennacchi che venivano sulla varia superficie del mare, venivano incalzandosi e sfioccandosi: rammento il tuo gonfiare, il tuo colmo trasparente-verdiccio, e il concavo lenissimo: rammento la furia del voltolarti, la spuma bollente e il fragore del muggito, il torrente bianco che s'allargava sulla ghiaia, dibattendo le ondine, sommovendo i ciottoli, e i mille rivoletti che ridiscendevano con trosce lucenti, rigando la spiaggia a seconda del vento.
E la conversazione non ebbe altro seguito. Rammento ancora il brutto senso che fece in me, scolaretto di grammatica, e con tutta la maggior venerazione per l'ingegno di Vincenzo Monti, la chiusa dell'Aristodemo, con quel suo endecasillabo così povero di concetto e finito così malamente in tronco: «Qual morte! Egli spirò».
Una sera udì che un poco celiando, un poco da senno, la contessa avanzava l'idea di stabilirsi a Parigi; così abilmente, con tanta cautela, ch'egli rammentò certi topolini, i quali prima d'arrischiare una corsa alla luce sporgono il musetto, fiutano l'aria, drizzan le orecchie, volgono il capo di qua e di l
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