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Corriamo col revolver in pugno. Monsieur le capitaine, dice un generale alto, secco, magro, dal viso pallidissimo solcato da due lente lagrime. Nous avons le droit de passer et de continuer la route vers Chiusaforte. L'Armistice est signé. L'armistice n'est pas signé! risponde Raby con voce dura. Rendez-vous avec toutes vos troupes! Vos deux trains ne partiront pas!

Il mio sogno di guerra suscitò un uragano di applausi. Intervenne pacatamente Raby: Oggi la nostra cavalleria medioevale può avere un impiego tattico. Ad ogni corpo d'armata uno squadrone per il servizio di arginamento nelle retrovie e per impedire alla fanteria di cedere. La cavalleria può servire, data la forza di coesione disciplinata che la caratterizza.

Pardon, monsieur le capitaine, il faut que je demande des ordres au commandant de notre corps d'armée. Quelle chance! grida Raby. Nous ferons prisonnier aussi le Commandant de Corps d'Armée!

Entriamo nel paese in un frastuono assordante quasi sospesi sulle ondate del popolo. Il capitano Raby mi sorpassa facendosi largo colla sua vetturetta e col braccio alzato ordina di fermarci. Rifornirsi di benzina e ripulire i motori. Io scendo. Preso, trascinato via dalla folla agitata affannosa che non d

Fanno gesti convulsi verso quella linea di olmi in fondo a quel campo dove ecco pam, pam, pam scoppia la fucileria. Il capitano Raby bestemmia nella vetturetta: Fuori, fuori di qui, per Dio! Non curarti dei parafanghi, spacca, e fuori!

Il 26 luglio io monto col capitano Raby e coi tenenti Bosca, Paccagnella, sulla mia auto-blindata 74 caricata su vagone aperto nella stazione di S. Albania nel porto di Genova. Tutte le auto-blindate caricate sono infioratissime. Folle di donne bambine alle balaustre del passeggiatoio. Piovono fiori. Sventolio di bandiere. Squilli di trombe. Ma non è la solita partenza per il fronte. Ci sentiamo veramente l'anima di meccanici e volantisti intorno ai motori terrestri o aerei destinati a vincere un record pericoloso, decisivo. Quando però la locomotiva fischia e il lungo treno sovraccarico di macchine da guerra irte di mitragliatrici si mette in moto l'infantile, chiassosa, patetica sensibilit

Ho l'ordine, signor generale, dice il capitano Raby, di fermare qui il vostro corpo d'armata. Siete tutti prigionieri. Quando avrò dato i miei ordini voi verrete con me in questa automobile al comando della prima Divisione di Cavalleria.

Entro con Raby in un vicoletto. Fra due casupole troviamo la vetturetta. Sul sedile, una gabbia di legno bianco contiene i quattro colombi viaggiatori, che tubano. Il sole tiepido di questo pomeriggio alleggerito da una brezza indolente e soddisfatta inebria i quattro colombi. Due, candidi. Uno col collo sfumato azzurro-viola. Il quarto brizzolato.

Unico spavaldo un colonnello grassoccio, mani sui fianchi, gomiti in fuori, testa alta. Ondeggia sopra, avviluppante, l'immenso puzzo nauseoso acido e dolciastro degli eserciti austriaci. Puzzo di fogna, stiva, iodio, sudiciume, orina fermentata, latrine, becchi, e serraglio. Raby in piedi grida: Siete tutti prigionieri! Ma gli ufficiali austriaci e ungheresi discutono fra di loro animatamente.

Raby scrisse su un foglietto: «Truppe celeri, Stazione per la Carnia, squadriglia autoblindate hanno occupato stazione. Fermato e catturato due treni, truppe e comando 34ª divisione austriaca. Immenso bottino e comandante Corpo d'Armata austriaco prigioniero. Capitano Raby».