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Aggiornato: 29 giugno 2025
Il capitano Raby a capo-tavola ride ironicamente. Ventisei anni, grassoccio, tende alla pinguedine. Mangia poco ma ne soffre perchè ghiotto. Faccia quadrata, grassa, piccoli occhi; tipo di turco. Se avesse il fez! Pigro, molle, dorme molto, intelligentissimo, però. Nasconde evidentemente delle riserve di energia preziosa. Ha inventato un motore a scoppio senza cambio molto semplificato.
Autocarro dei viveri. Mangiamo. Chi vuol venire con me in esplorazione notturna?» domanda il capitano Raby. Pronti! Seconda sezione! rispondiamo io e il tenente Bosca.
La cavalleria, interrompe Raby, è stata nei due primi anni di guerra un bosco elegante. Come cavalleria, bene inteso, poichè appiedata diede innumerevoli eroi a Monfalcone e sull'Isonzo nel corpo dei bombardieri e in quello dei mitraglieri. Franci scattò: Dimenticate le nostre gloriose cariche suicide in retroguardia dopo Caporetto. Le ho viste con questi occhi e non le dimentico, disse Raby.
Il capitano Raby, che distribuisce ordini a destra e a sinistra, mi chiama. Marinetti! Marinetti! Siamo noi! Siamo noi che abbiamo catturato l'intero Corpo d'Armata! E' una gloria nostra! E' la gloria dell'ottava squadriglia! Vieni, vieni, ora mando il colombigramma al Comando Supremo!».
Il capitano Raby è turbato. Stanotte al comando della divisione di cavalleria che ha per ufficio un autocarro fra le case bombardate Raby ha avuto come risposta alla sua domanda di ordini: «I ponti non portano che 30 quintali. Lei, capitano, tenga ferma la sua squadriglia, e m'incolonni il carreggio della divisione.» Strabiliante, imbecille, disonorante. Parto subito.
Il capitano Raby mi batte sulla spalla con queste parole inaspettate: Non posso andare ora in licenza, se vuoi andarci tu, puoi partire fra due ore. Scatto di gioia e accetto. Questa gioia mi irrita. Sento che il fascino della mitragliatrice lontana mi domina, ma dico con tono strafottente: Caro Raby, grazie. Parto perchè non temo le mitragliatrici.
E' entrato pochi giorni fa all'ospedale, mi dice il capitano Raby. Ha delle febbri misteriose, dimagra. Avant'ieri l'ho trovato con un braccio al collo. Mi raccontò che nell'agitare il termometro si era rovesciato completamente il pollice contro l'avambraccio. Entriamo nella sala. Il maggiore medico ci dice in fretta: E' morto stanotte. Ha le ossa disfatte e disgregate dal 606.
Il comando della cavalleria ha deciso di non lasciarci in testa. Ce ne accorgiamo da molti ordini e contrordini. Si dice che i primi ponti sono deboli, non sopporteranno il peso delle blindate. Vado ad accertarmene col capitano Raby a piedi, curvi nell'intrico fangoso delle erbe. L'alba, pallida e fredda, si spacca qua e l
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