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Aggiornato: 14 maggio 2025
Lasciatemi andare, via.... No, no. Di', che cosa gli importa al babbo? Che cosa c'è da far dispiacere? Non gli fa dispiacere, lo irrita. Ma perchè? Perchè? Ve lo dirò poi; lasciatemi andare, che non s'avveda che sono uscita per parlare di questo. E cercava di svincolarsi; ma i ragazzi la stringevano davvicino: No, no. Dillo ora, Rosa. Perchè?
Qui lo spettacolo è degno d'un'ode di Vittor Hugo. Sul primo momento par di essere sotto una delle immense tettoie arcate delle stazioni di Londra. Son due gallerie lunghe come il Campo di Marte, larghe novanta uomini di fronte, e piene di luce, nelle quali mille macchine enormi, un esercito di ciclopi di metallo, minacciosi e splendidi, alzano le teste, le braccia, le mazze, le lame, fitte e intricate, fino alle vôlte altissime, producendo il fragore d'una battaglia. Una immensa trasformazione di cose si compie da tutte le parti. Il foglio di carta esce in buste da lettera, lo spago in corde, il bronzo in medaglie, il filo di ottone in spille, il filo di lana in calze, il pezzo di legno in frammenti di mobili; la ricamatrice svizzera ricama con trecento aghi, il papirografo inglese riproduce trecento esemplari d'un manoscritto, la macchina dei saponi taglia i cubi, gl'involta e li pesa; la macchina del Marinoni mette fuori i giornali piegati; le gigantesche filatrici di Birmingham e di Manchester lavorano accanto alle macchine d'estrazione delle miniere; la grande macchina da ghiaccio getta il suo furioso soffio gelato in mezzo agli aliti di fuoco delle macchine da gaz; altre lavorano i diamanti, altre lacerano e torcono il metallo come una pasta, altre lavano, raffinano, travasano, disegnano, dipingono, scrivono; in ogni parte freme una vita meravigliosa ed orribile di mostri di cento bocche e di cento mani, che irrita i nervi, introna le orecchie e confonde l'immaginazione. Qua e l
I pericoli che incontrava un gentiluomo straniero se mai osasse mettere gli occhi su di una figlia di San Marco, la legge che vietava ad una veneziana il maritarsi fuorchè ad un patrizio veneto o ad un re o principe straniero, tutto era ben noto anche al giovane Alberigo. Ma troppo spesso l'ingegno dell'uomo si irrita delle difficolt
È sincera. E per lungo tempo il conte non osa più fare allusione a quell'episodio: gli brucia dentro, gli torna crudele alla memoria, lo irrita, lo umilia.
Poiché c'è fra gli uomini certa stoltissima razza, che schifa le patrïe cose, e all'estranie rivolge bramoso lo sguardo, con irrita speme sviandosi dietro fantasime vane. PINDARO: Ode Pitia III.
Il capitano Raby mi batte sulla spalla con queste parole inaspettate: Non posso andare ora in licenza, se vuoi andarci tu, puoi partire fra due ore. Scatto di gioia e accetto. Questa gioia mi irrita. Sento che il fascino della mitragliatrice lontana mi domina, ma dico con tono strafottente: Caro Raby, grazie. Parto perchè non temo le mitragliatrici.
Nello stato d'animo in cui si trova, lo turba, lo irrita quasi di non aver la prova materiale della catastrofe che deve essere accaduta, che non può non essere accaduta. E gli sembra che la sorte sia doppiamente crudele nel prolungare le sue incertezze. Lo assale un altro dubbio. Se, nel moversi da Y avesse preso la direzione opposta a quella che voleva prendere? No, nemmen questo è possibile.
Tutto l'offende, tutto lo irrita; vorrebbe che attorno alla sua vita vicina a spegnersi non sorgesse nessun altro nuovo germoglio di vita; o che le nuove cose e i nuovi uomini nascessero su dalle vecchie cose e dai vecchi uomini e fossero grati ad essi. «Invece tutti i germogli e tutti i giovani disprezzavano quelli da cui erano nati..... Nessuna gratitudine, fuori del formale rispetto; ma ribellione, disprezzo, indipendenza non ostentata ma originale e franca.»
Ingannarlo fino a un certo punto: giacchè se non ci sono i versi, c'è la poesia; se non ci sono i piedi esatti degli endecasillabi, dei settenari, c'è però un quissimile di ritmo che non irrita l'orecchio e che anzi lo alletta con studiate cadenze di accenti, con abili avvolgimenti di periodo da tenere benissimo luogo di verso, senza la ibrida intenzione della prosa poetica.
Il grido è diretto all'Alcade; le banderillas di fuoco servono a inferocire il toro; son banderillas munite d'un razzo che s'accende nell'atto stesso che la punta penetra nelle carni, e brucia la ferita cagionando un dolore atroce, e stordisce ed irrita l'animale al punto da mutarlo di vigliacco in temerario, di queto in furioso.
Parola Del Giorno
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