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XVII. L'Alleato. E confesso altresì che, se le speranze in lui poste, se gl'impegni espressi o taciti con lui presi mi paiono cosa rischiosa e ad altri e a lui stesso; la dimenticanza di quegli impegni o la disperazione improvvisa mi pare assai più rischiosa. Confesso che alla sua entrata in Torino, dopo i memorabili cimenti suoi e del suo esercito, dopo la Lombardia, o parte almeno della Lombardia, liberata, nonostante la pace di Villafranca, avrei voluto men fredda accoglienza, acciocchè fin l'ombra della ingratitudine fosse dagli avvantaggiati e dai deboli allontanata, acciocchè il giusto dolore de' fratelli rimasti sotto il giogo e in agonia non fosse potuto imputare a sentimenti di presuntuoso dispetto, acciocchè l'angoscia appunto de' fratelli non fosse aggravata dalla tema che il potente irritato li abbandoni per sempre alla loro misera sorte. Io so bene che non si fa forza agli affetti, che non è degno simulare la gioia, e ridurre a cosa teatrale i trionfi: ma se quello era pretto e profondo dolore del benefizio non compiuto, pare a me che dovesse durare un po' più, e con più efficaci segni, e non in quell'incontro, essere significato. Il pensiero di quella giornata mi sta sempre dinanzi; e mi umilia non solo per il vincitore salutato così, ma e per la nazione che dalla sua improvvida credulit

È sincera. E per lungo tempo il conte non osa più fare allusione a quell'episodio: gli brucia dentro, gli torna crudele alla memoria, lo irrita, lo umilia.

La superbia non saglie in cielo, ma vanne nel profondo de l'inferno; e però dixe la mia Veritá: «Chi si exaltará, cioè per superbia, sará umiliato; e chi se umilia, sará exaltato». In ogni generazione di gente mi dispiace la superbia, ma molto piú in questi ministri, come Io t'ho decto, perché Io gli ho posti nello stato umile a ministrare l'umile Agnello; ma essi fanno tucto el contrario.

Invece le donne, che li hanno sempre sulle labbra, non riescono mai a volere e a comandare, e si rassegnano brontolando a una schiavitù, che le umilia e le disonora. L'uomo maschio è un animale feroce, ma che si ammansa colle carezze, coi baci, colle parolette soavi. Si ribella e mostra i denti a chi alza la voce o lo picchia. Anche i leoni si domano col latte più che colle busse.

Il Generale Garibaldi nelle memorie inedite, di cui per somma cortesia volle farmi copia, a questo modo discorre intorno a siffatto particolare: «al far del giorno io aveva davanti a me un soldato francese di cavalleria inginocchiato chiedendomi la vita. Io lo confesso comecchè poca cosa fosse l'acquisto di un prigioniero, me ne rallegrai, ed augurai bene della giornata. Era la Francia inginocchiata facendo ammenda onorevole per la vergognosa condotta dei suoi governantiCi vorrebbe altro per la Francia se volesse fare ammenda per tutte le sue vergogne! tale le consente la indole superba solita a coprire le antiche con le nuove vergogne: umiliata si umilia, ma bisogna che prima ne tocchi, e di molte: ora la perdita di un prigione non era capace ad esercitare tanta virtù; vuolsi piuttosto considerare non dirò l'abiettezza, bensì la ignoranza del soldato francese comune a troppo grande parte di loro, imperciocchè quel pauroso supplicare mercede da altro non poteva partirsi eccetto dalla credenza, che barbari e atroci noi altri le leggi di guerra anzi quelle della umanit

Ma per far ciò bisognava chiamare tutte le forze più superbe intorno al cuore, affettare un sublime disprezzo per ciò che umilia, farsi vedere più occupata di altri che di , evocare qualche dovere più grande in cui potesse star sepolto il suo disinganno. La mamma andava parlando di Cresti, del buon Cresti, del povero Cresti... Non sarebbe stata la migliore delle vendette?

Davanti a te si umilia, la mia anima, qual pecora morente, e s'addormenta, abbrividendo sotto i tuoi fragili piedi come un prato che tutto s'inargenta sotto i passi furtivi della luna...

Prima di cominciare a guardare, provate il bisogno di ravvivar nel cuor vostro le scintille moribonde dell'amore divino; il sentirvi straniero dinanzi a quel miracolo di ardimento, di genio e di lavoro, vi umilia; il timido no che vi suona in fondo all'anima, muore come un gemito sotto il formidabile che vi rimbomba sul capo.

Alla fine porse in silenzio il foglio a sua madre. La signora Federica lesse: «Cara Lucilla. L'offerta ch'io t'avevo fatta era una prova di amore e di rispetto, perchè alla donna rispettata ed amata l'uomo non può offrir nulla di più onorevole che di divider con lui la posizione ch'egli ha saputo conquistarsi col suo lavoro. L'offerta che tu mi rinnovi col mezzo di mia madre mi avvilisce e mi umilia. Pur troppo noi intendiamo in modo diverso i sentimenti e i doveri su cui si fonda un'unione destinata a durar tutta la vita. Cresciuti insieme sin dalla prima et

Non ti vergogneresti di farti giornalista? No, anzi sarei fiero di saper fare qualcosa, mentre così devo sempre ricorrere ad altri, ed è cosa che mi umilia. Come sei cambiato, Pio! esclamò donna Camilla. Cammino con i tempi, che vuoi?