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Poi sospirava e fiutava un'ampolla. Ed aveva anche pronte, non so come, le lagrimette quando credea bene. Certo in far all'amor valea due Rome e por sapeva a tutte le catene. Addosso si può dir ch'avea le some di zaccarelle, o almen le tasche piene di spille e nèi e pomate e confetti, essenze e diavolon ne' bossoletti.

E quelli je sbatteveno le mano: E quell'antri, lo sai come succede? Je daveno la guazza, e a mano a mano Li trattaveno come ragazzini: Pijaveno du' pezzi de specchietti, 'Na manciata de puje, du' pezzetti De vetro, un astuccetto de cerini... Je diceveno: Eh? quanto so' carini! Voler controcambiare vostri oggetti? E tutti quanti queli poveretti Je daveno le spille e l'orecchini.

Io mi vo' far di quel debito franco, s'io ne dovessi andare a pezzi e in schegge, perocché tu debb'esser molto stanco. Io deggio darti que' ducati mille, che sento al cor per altrettante spille. Ho un capital che agli antenati miei costò tremila scudi e piú qualcosa. Io tel vo' dare, e immaginar ti déi che m'esce dalle viscere tal cosa.

Domandai di che metallo fosse il casco. "D'oro!" rispose la signora quasi meravigliandosi della mia domanda. "D'oro!" esclamai alla mia volta. "Scusi; abbia la compiacenza di domandarle quanto costa." La signora interrogò in lingua frisona Sofia, e poi rivolgendosi a me: "Costa," mi disse, "senza le spille e senza la catenella, trecento fiorini." "Seicento lire!" esclamai.

Il Lostini, alto, magrissimo, con mani che sembravano granfie, andava sempre in tuba e abito chiuso, con enormi colletti, enormi polsini, enormissime cravatte rosse o azzurre, spille da dar nell'occhio lontano un miglio, vistosi fiori all'occhiello e mazza con pomo di argento, ogni cosa all'ultima foggia e così esageratamente da far fermare le persone per via.

Quel giorno la casa è sossopra, tutto va di traverso, regna la confusione; le fanciulle sono in gonnellino corto, i capelli ravvolti nelle cartine; sui letti fanno bella mostra gli abiti spiegati, i fiori i guanti, i fazzoletti, le mantelline; i consueti lavori sono abbandonati; è cambiata l'ora del pranzo; non si dorme nel pomeriggio; il negozio si chiude più presto; don Giambattista dice ai suoi clienti, spicciandoli in fretta: Scusate, ma stasera vado al teatro con la famiglia. I tre giovanotti passano un'ora nel salon de coiffure per farsi radere, pettinare ed arricciare. Si appressa lentamente l'ora; le fanciulle litigano fra loro: l'una trova brutta l'altra, la terza ha bisogno di spille, la cugina corre di qua e di l

Potete inventare una madonna che guarda bieco che piange.... Insomma, un poco più della rendita di un anno, e voi sarete patta. Voi vedete! gli è per un mille crazie! per un tozzo! Ma! gli è precisamente codesto tozzo che mi manca. Tanto peggio per voi allora. Io non posso ribatterne un carlino. La piccola Passaro pretende anch'essa cinquecento ducati per le sue spille, adesso, l'orrida cammella!

Io Giacomo Nores fui presente alla consignation come sopra. Io Ismail zulfatino, testimonio della detta ricevuta. Io Codis armeno, testimonio come sopra. L'inventario descrive partitamente vari oggetti di vestiario, bacili, rasoi, spille, ventagli, pugnali, coltelli, forbici ed altri ferri, carta, luci di cristallo con e senza foglia, e nove quadri ad olio così indicati: Un presepio. Una Madonna.

Trovaron elmi assai da' ferravecchi, venduti a peso da' staffier bevagni; da' finestrai ne trovaron parecchi, foconi a' stagnatoi per dare i stagni. I famosi spadon, pesanti e vecchi, eran ridotti a moderni guadagni, in fili per tener le cuffie dure, spille e forchette per le acconciature.