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Aggiornato: 1 maggio 2025


«Le latrine sono indecenze primitive. Mi sono messo con la faccia alla ferriata della prima finestra e sono stato per recere. Sotto, nel cortile, è un mastellone nascosto da un murello a curva, che lascia venir su una puzza velenosa. È il mastellone dei condannati addetti ai lavori domestici. Il direttore di questa casa di pena deve avere l'olfatto molto ottuso.

Scoperchiandolo, vi sentite in faccia la tanfata pestifera delle uova putrefatte. Il «pitalone» delle altre camerate è un enorme mastello che rimane negli angoli e passa per i corridoi come una cloaca. Nel reclusorio di Finalborgo non ci sono latrine! Quando si vuotano e passano dinanzi i cancelli, si è come in mezzo ai bonzoni dei pozzi neri che si scaricano.

E voi, facchini, che scaricate i carretti degli ortolani tra i cavolifiori fradici, bocche selvagge di latrine!... Voi, che v'aggirate intorno ai macelli nel fetore tagliente delle concerie.... Voi che disputate ai cani i grandi pasticci fumanti d'immondizie, incensieri venerabili dei mercati, il cui vapore pervertisce l'aurora.... Voi che raccattate preziosamente questi tesori: detriti di carne, buccie di legumi, teste appassionate di pesci che rivivranno, in bouillabaisses tonanti, nei vostri stomachi-cloache....

Unico spavaldo un colonnello grassoccio, mani sui fianchi, gomiti in fuori, testa alta. Ondeggia sopra, avviluppante, l'immenso puzzo nauseoso acido e dolciastro degli eserciti austriaci. Puzzo di fogna, stiva, iodio, sudiciume, orina fermentata, latrine, becchi, e serraglio. Raby in piedi grida: Siete tutti prigionieri! Ma gli ufficiali austriaci e ungheresi discutono fra di loro animatamente.

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